NUOVA ENERGIA

La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnato, ma un albero, che ha bisogno di crescere e di svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una persona vivente. (John Stuart Mill)

lunedì 24 giugno 2013

LA CREATURA




LA CREATURA


Di Antonella Randazzo


Articolo tratto dal n. 112 di NUOVA ENERGIA




Anche se il libro può essere considerato un oggetto, e come tale introdotto nell’economia e nel commercio, esso non è mai un oggetto come gli altri. Infatti, come un’opera d’arte, il suo significato va ben oltre ciò che si percepisce o si comprende di esso.
Sia esso un romanzo, un libro di poesie o un saggio, il libro è stato descritto da alcuni autori come uno “spirito”, non inteso come un’entità a sé stante, ma come un’atmosfera, un senso, un paradigma, un clima, un insieme di realtà, che lo scrittore esprime attingendo da realtà ben più ampie rispetto alla sua singola esistenza. In questo senso, il libro non è scritto soltanto dall’autore ma è un rendere espliciti alcuni significati operanti o esistenti in un collettivo più o meno ampio.
Per questo, il libro non è soltanto dell’autore, non è solo espressione dell’autore, e i significati che in esso si trovano appartengono a tutti, e da tutti possono essere ampliati, creati, decifrati o completati.
Non è uno schermo tecnologico, che passivizza o condiziona in vari modi, talvolta limitando la percezione e la cognizione, ma vede sempre il soggetto attivo, che riflette, medita, oppure viene trascinato in luoghi nuovi, in nuovi contenuti del suo stesso essere, in realtà che già esistevano, ma che egli non aveva ancora sentito sue.
Osserva il prof. emerito di Letteratura italiana all’Università di Bologna, critico e storico della Letteratura Ezio Raimondi:

“Quando leggiamo, ci portiamo dietro le nostre origini: queste origini danno un valore, una cadenza, aggiungono un significato. E' giusto che sia così. Un libro non è soltanto i significati che comunica, ma i significati che vi aggiungiamo, garantiti, se non dalla correttezza intellettuale, dall'intensità del sentimento, dell'emozione, dell'affetto. Il libro vero, quello con cui si dialoga più volte, al quale si ritorna, non conferma delle verità, ne offre di nuove, purché ci sia da parte nostra fedeltà e non conformismo, e resti viva la curiosità, il desiderio di ascoltare qualcuno che parla del nostro presente, al momento giusto. Perché il libro vero parla sempre al momento giusto. Lo inventa lui, il momento giusto: con il colore della parola, con la singolarità della battuta, con il piacere della scrittura. Un libro vero va amato: lo si rilegge come si fa visita a un amico, ricordando insieme il passato e, nel ricordo del passato, celebrando il rapporto vivo col presente. Non è una fuga a ritroso: è un'acquisizione al presente di un tempo vissuto, dove hanno trovato posto la stranezza, la singolarità e l'imprevedibilità di certe combinazioni e di certi eventi".(1)

Secondo Umberto Eco, la scrittura è un’invenzione, in un certo senso, “biologica”: “A un certo punto, gli uomini inventano la scrittura. Possiamo considerare la scrittura come il prolungamento della mano e in questo senso come qualcosa di quasi biologico. Essa è una tecnologia di comunicazione immediatamente legata al corpo. Una volta che l’hai inventata, non puoi più rinunciarvi. Ancora una volta, è come aver inventato la ruota. Le ruote di oggi sono ancora quelle della preistoria. Al contrario, le nostre invenzioni, cinema, radio, Internet, non sono biologiche".(2)

Se siete persone sensibili e intuitive, abituate ad andare oltre la superficie delle cose e a vedere in ogni cosa ciò che non appare, di certo siete in grado di trovare in un libro non solo la mente di chi scrive, ma anche l’anima, oltre allo “spirito” del libro, che per voi sarà sempre in evoluzione. L’evoluzione vi permetterà di trovare il libro “nuovo” in ogni rilettura che farete, poichè ogni lettura di un libro già letto è una nuova lettura: voi non siete quelli che eravate durante la prima lettura, e dunque emergeranno nuovi significati o nuovi contenuti rispetto alle letture precedenti.
Un libro può scuotere l’esistenza, può rendere possibile la vista su un luogo nuovo, più ampio rispetto a quelli già visitati, e per questo può provocare profonde emozioni. Raimondi ha voluto ascoltare le voci dei libri e si è sentito innamorato e interprete, “in una relazione straordinaria, mai pacifica, mista d’inquietudine e di ebbrezza… (il libro) è la vita, con la sua vastità, che viene presa e messa in ordine, in modo che diventi per un momento un modello attraverso il quale misurare qualche cosa della realtà… (l’incontro con i libri) è vita vera”.(3)

Il libro è un mondo, è un’atmosfera, è una parte di tutti gli esseri umani, anche di quelli che non leggono. Spiega Raimondi:

“Ho l’impressione… che il contesto nascosto di un libro sia la parte profonda della sua totalità: l’interpretazione si sposta dal libro a quello che Popper chiamerebbe la cornice e altri il contesto; ma ‘contesto’ è una parola in parte ingannevole, troppo illustre. E’ un rapporto molto più segreto, molto più straordinario, molto più vibrante, è la sensazione diretta del vivere, lo scorrere, il fluire delle cose che passa nella lettura, nel ritmo che diamo al testo, nella pagina che torniamo ad aprire.”(4)

Regalare un libro è molto più che dare un oggetto: è un atto di condivisione, di fiducia, di amicizia sincera, poiché si sta donando assai più che qualcosa di materiale.
Secondo Raimondi, un libro donato lascia la traccia del donatore:

“Sono le voci dei libri. Alcuni di questi, di voci ne hanno due. Sono i libri che nascono da un dono, che sono una dichiarazione di amicizia, che sono, anzi, all’origine, la verifica di un’amicizia, vissuta attraverso piccole emozioni e rinnovata dall’idea e dalla parola di un grande scrittore. E’ così che quei libri hanno due voci: la voce propria, grande, che fa piacere riascoltare quando ci si sente sciocchi, poiché la distanza è tale da giustificare il nostro essere sciocchi; e la voce che si aggiunge, piccola, domestica, che racconta la storia di quel libro, la trama delle emozioni che l’ha reso nostro per sempre. La dimensione affettiva ha una parte profonda nella lettura di un testo: le dà una specie di palpito, una specie di respiro, esprime il bisogno concreto di affermare un atto di fedeltà, di riconoscersi in una tradizione intellettuale, di assumerla nel proprio ambito. Nei libri dell’amicizia, questa dimensione, per così dire, si raddoppia. Ne viene che il proprio discorso, mentre da una parte si arricchisce di categorie e idee nuove, dall’altra si porta dietro anche emozioni nascoste, in un dialogo silenzioso con il testo che si nutre di una sorta di secondo linguaggio. Veramente non ho mai potuto ritornare a leggere alcuni di questi libri senza restituirli al loro nobile inizio, come se la storia privata rifluisse nella storia pubblica e mi parlasse direttamente, comunicando un’intensità, un’acutezza sottile, come mormorata, detta sottovoce. Il libro che viene da un amico è un amico… è la mano che me lo consegna, creatura di una creatura, con l’insegna di un contesto condiviso che è la logosfera… Ma forse il discorso può essere allargato. Di là dalle risonanze emotive connesse ai libri donati da amici, potremmo concludere che ogni lettura importante reca con sé i segni di una relazione straordinaria, mai pacifica, mista di inquietudine e di ebbrezza, come quando un canto si innalza d’improvviso e trova la sua armonia. Il libro allora diventa una creatura, che hai sempre a fianco e porta nella tua vita i suoi affetti, le sue ragioni a interpellare i tuoi affetti, le tue ragioni.”(5)

Secondo Tzvetan Todorov, un’opera letteraria è un dare e un ricevere, persino dopo la morte: “Il poeta non conosce la morte. O meglio, la morte non gli impedisce di donare ancora, semplicemente non è più nella condizione di ricevere.”(6)
Far prendere ai bambini l’abitudine alla lettura, è un atto educativo di grande importanza. La professoressa Anna Oliverio Ferraris considera la Tv dannosa e la lettura molto importante:

“Se il bambino guarda troppa televisione fin da piccolo, a scapito di altre esperienze, cioè dell’uso di altri sensi, c’è il rischio che poi la sua attenzione, anche il suo modo di memorizzare le informazioni, si basi troppo e soltanto sul dato visivo. Questo è un primo punto. Un secondo punto è dato dall’abitudine al linguaggio e ai tempi della televisione. Ora, i tempi sono diventati sempre più rapidi: per esempio, i vecchi cartoni animati di Walt Disney erano molto lenti, e quindi anche la mente dello spettatore poteva in qualche modo inserirsi, poi sono diventati velocissimi, non c’è più molto tempo per riflettere. Ci si abitua a captare una serie di messaggi prefabbricati, dove l’apporto dello spettatore è minimo. Il pericolo è che i bambini sviluppino un’attitudine passiva di fronte al video. Possono diventare degli ottimi spettatori, farsi anche delle opinioni, però non si abituano a prendere delle iniziative. Su tutto noi dobbiamo fare esercizio, quando siamo bambini. Anche se vogliamo diventare bravi socialmente, dobbiamo fare delle esperienze fin dall’infanzia, interagire con altre persone, vivere in una realtà più complessa di quella televisiva, che poi è ad una via… Nella lettura i tempi sono decisi dal lettore, si può tornare indietro, c’è più spazio per la fantasia, perché l’immagine definisce tutto, mentre nel libro non c’è questa immagine così incombente, quindi c’è più spazio per riflettere. Nel libro l’informazione avviene secondo una sequenza logica, mentre in televisione ci sono accostamenti analogici. Insomma, sono diversi modi di inviare messaggi e di comunicare.”(7)

Secondo lo studioso e mistico Osho Rajneesh, l’abbandono della lettura dei libri può far regredire allo stato primitivo:

“La televisione sta riportando l’umanità allo stadio primitivo. Poiché la gente sta di nuovo guardando solo figure esiste un pericolo per il futuro. È già evidente che la gente ha smesso di leggere i grandi della letteratura. Chi si prende la briga di leggere, quando è possibile vedere il film alla TV? Si tratta di un fenomeno pericoloso, perché ci sono cose che non possono essere tradotte in immagini, i grandi capolavori letterari possono essere ridotti in immagini solo parzialmente. Il pericolo è che la gente a poco a poco dimenticherà il linguaggio scritto e la sua bellezza, la sua magia, e continuando a guardare la televisione tornerà allo stadio primitivo. Attualmente l’americano medio guarda la televisione per sette ore e mezzo al giorno, ciò causerà la distruzione di qualcosa che era stato conquistato con enormi difficoltà. Ebbene, da un uomo che guarda la televisione per sette ore e mezzo al giorno non ci si può aspettare che legga Shakespeare, Khalidas, o Rabindranath Tagore, Hermann Hesse, o Martin Buber, o Jean Paul Sartre. Più grande è l’opera, e meno è possibile tradurla in immagini. Le immagini sono vivaci, eccitanti, semplici, ma non paragonabili al linguaggio scritto. Il futuro deve essere protetto da molte cose. I computer potrebbero distruggere l’intera memoria della gente, perché non ce ne sarà bisogno – potrai tenere in tasca un computer grande come un pacchetto di sigarette, e conterrà tutto ciò che hai bisogno di sapere. Non avrai più bisogno di avere memoria; basterà schiacciare un bottone e il computer ti darà tutte le informazioni che desideri. Il computer potrebbe distruggere l’intera memoria che è stata sviluppata con grandi difficoltà in secoli di storia. La televisione potrebbe cancellare la letteratura e la possibilità stessa che persone come Shelley o Byron nascano di nuovo. Si tratta di grandi invenzioni, ma nessuno ha considerato le implicazioni. Esse ridurranno l’intera umanità a uno stato di ritardo mentale.”(8)

Negli ultimi anni, alcuni hanno sostenuto che il web “ucciderà i libri”, sottraendo agli esseri umani qualcosa di fondamentale per il loro benessere. Ma secondo alcuni autori questo non accadrà mai, anche se, purtroppo, l’attaccamento agli oggetti tecnologici può abbassare notevolmente l’impegno con la lettura.
Non dimentichiamo che il libro è stato sempre una fonte importantissima anche riguardo al cambiamento o alla rivoluzione, e per questo nella Storia abbiamo diversi casi in cui proprio i libri sono stati così odiati dai potenti da scatenare una furia distruttiva. Ricordiamo, ad esempio, il caso del Museo di Alessandria, diventato una sede permanente e centralizzata per la ricerca scientifica, e luogo in cui nasce il libro così come noi lo conosciamo. Nel giro di pochi anni, la Biblioteca di Alessandria permise a molti di estendere la propria cultura, attraverso la lettura di libri molto importanti. Questo non fu tollerato a lungo dagli imperatori, che cercarono un modo per ridimensionare la portata rivoluzionaria della Biblioteca alessandrina.
Nel 313, divenuto il cristianesimo religione dell’Impero, si diffuse una scarsa tolleranza verso tutte quelle conoscenze elaborate in ambito pagano. Nel 389, l’Imperatore Teodosio emanò un editto che ordinava la distruzione dei templi pagani. L’editto portò alla demolizione del Serapeo, i cui manoscritti furono incendiati e dispersi. Il Museo ebbe dunque un’esistenza precaria fino a quando, nel 415, si ebbe una sommossa aizzata dai cristiani, che produsse un incendio. La Biblioteca di Alessandria bruciò, distruggendo molti importanti testi e documenti, prodotti delle scuole, della scienza e della filosofia alessandrina. Ipazia (370-415) fu l’ultima importante insegnante della scuola. Scienziata di grande valore, fu torturata a morte durante la sommossa, che era stata voluta dal clero cattolico.
Com’è noto, anche nel Medioevo furono tanti i libri bruciati, e in ogni dittatura ci sono libri messi all’indice o distrutti. Questo fa ben comprendere che un libro può essere assai più pericoloso di un’arma per il potere, in quanto può aprire la strada verso la consapevolezza e la libertà.
Oggi, l’introduzione invasiva degli oggetti tecnologici ha ridimensionato il valore del libro e della lettura. Ma un libro rimane sempre e comunque un “riflesso di ciò che il genio umano, ispirato più o meno bene, ha prodotto.”(9)


NOTE

1) Raimondi Ezio, Le voci dei libri, Il Mulino, Bologna 2012, p. 95.
2) Carrière Jean-Claude, Eco Umberto, Non sperate di liberarvi dei libri, Bompiani, Milano 2009, p. 19.
3) Raimondi Ezio, Le voci dei libri, op. cit., p. 103.
4) Raimondi Ezio, Le voci dei libri, op. cit., pp. 33-34.
5) Raimondi Ezio, Le voci dei libri, op. cit., pp. 93-95.
6) Todorov Tzvetan, La bellezza salverà il mondo, Garzanti, Milano 2011, p. 203.
7) Oliverio Ferraris Anna, Tv per un figlio, Laterza, Bari 2006. http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/f/ferraris.htmAnna Oliverio Ferraris
8) Osho Rajneesh, Alleggerire l’anima, Mondadori, Milano, 2001, pp. 149-151.
9) Carrière Jean-Claude, Eco Umberto, Non sperate di liberarvi dei libri, Bompiani, Milano 2009, p. 9.




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