NUOVA ENERGIA

La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnato, ma un albero, che ha bisogno di crescere e di svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una persona vivente. (John Stuart Mill)

mercoledì 26 giugno 2013

REALITY TRANSURFING



Di Vadim Zeland

Brano tratto da "Reality Transurfing",Vol. 1 - "Il modello delle Varianti", Macroedizione.



A volte è tipico dell'uomo considerarsi il centro dell'Universo. Di fatto, egli occupa solo una minuscola nicchia in questo spazio infinito. Il nostro mondo è popolato da una moltitudine di organismi viventi e ognuno apporta il suo contributo alla formazione della realtà. Ogni essere vivente ha i suoi parametri di emissione mentale. Se non vi garba ritenere "mentale" l'emissione di un vegetale chiamatela in modo diverso, la sostanza non cambia comunque. Non è nemmeno possibile affermare con sicurezza che gli oggetti non viventi non producano nulla di simile all'emissione degli esseri viventi. Per non parlare poi dello Spirito Unico che permea tutto l'esistente, Colui che noi chiamiamo Dio. Ogni essere possiede una coscienza propria e forma uno strato del proprio mondo. Si può dire che tutto in questo mondo porta dentro di sé una particella di Dio e in questo modo Egli governa il mondo.[...]
Tutte le manifestazioni della natura materiale hanno sotto di loro una base energetica. Il campo di energia è primario, le altre manifestazioni fisiche sono secondarie. [...] Ai fini del nostro discorso è pienamente sufficiente riconoscere il fatto che l'energia dei pensieri dell'uomo è assolutamente materiale. L'energia dei pensieri non gira a circolo chiuso nella testa delle persone, ma si diffonde nello spazio e interagisce con i campi energetici circostanti. Per nostra comodità, in qualità di parametro di emissione mentale prenderemo la sua frequenza, simile alla frequenza delle onde radio. Quando pensate a qualcosa, la frequenza dell'energia dei vostri pensieri è sintonizzata su una determinata zona nel settore delle varianti. Quando l'energia finisce in un settore dello spazio delle varianti, prende origine la realizzazione materiale della data variante. L'energia possiede una struttura complessa e permea tutto ciò che esiste in questo mondo. Passando attraverso il corpo dell'uomo, l'energia viene modulata dai pensieri e, in uscita, assume i parametri corrispondenti a questi pensieri.
Il radiotrasmettitore funziona in base allo stesso principio. I parametri dell'energia assumono le caratteristiche dei pensieri.
In questo modo ne deriva, in uscita, una emissione mentale che trasforma il settore dello spazio delle varianti in realizzazione materiale. Quando pensate a qualcosa di brutto o di bello, emettete energia mentale nello spazio delle varianti. L'energia modulata si dispone su un determinato settore e questo comporta i relativi cambiamenti nella vostra vita.
Le circostanze della vita si formano non solo in seguito ad azioni concrete, ma anche per effetto del carattere dei pensieri di una persona. Se avete un atteggiamento ostile nei confronti del mondo, esso vi risponderà allo stesso modo... Al contrario, un atteggiamento positivo cambierà in meglio la vostra vita nel modo più naturale. L'uomo ottiene sempre quello che sceglie. Così è la realtà delle cose, che vi piaccia o no.
Fintantoché i vostri pensieri sono più o meno omogenei per direzione, vi trovate in una stessa linea della vita. Ma non appena il vostro rapporto con la Realtà cambia, in un verso o in un altro, i parametri di emissione mentale acquistano nuove caratteristiche e la realizzazione materiale di uno strato del vostro mondo passa su un'altra linea. Lì gli eventi si evolvono già secondo un altro scenario, in conformità ai parametri della vostra emissione. Se lo scenario per qualche motivo non è piacevole, vi metterete a lottare nel tentativo di cambiare la situazione [...] Ma così facendo la vostra emissione mentale si dispone sulla linea dove gli ostacoli diventano ancora di più, e alla fine la vita comincia a rotolare.
Questo processo pare ingestibile, ma solo a prima vista. Di fatto, siete voi con i vostri pensieri a dirigere la vostra realizzazione in zone problematiche dello spazio e delle varianti [...] Se scegliete di lottare contro gli ostacoli, ne troverete abbastanza. Se siete assorbiti da pensieri di problemi da affrontare, stiate certi che ne avrete sempre tanti [...] ... non potete cambiare lo scenario dello spazio delle varianti. Siete solo in grado di sceglierne un altro[...]
Su una determinata linea della vita non si può cambiare niente. Analogamente, trovandovi a una mostra di quadri, non potete togliere o spostare l'opera che non vi piace. Non siete voi i padroni qui. D'altra parte, nessuno vi impedisce di girare i tacchi e andare in un'altra sala per vedere quello che vi piace di più. E' pur vero, però, che il passaggio su una linea delle vita secondo le proprie esigenze non avviene per semplice desiderio [...]
Nello spazio delle varianti esiste un numero infinito di linee del destino per ogni persona. Non abbiamo alcun motivo di lamentarci del nostro destino perché abbiamo il diritto di scegliere. Il nostro problema sta solo nel fatto che non siamo in grado di farlo. Il mondo si manifesta nella sua multiformità, sembra creato apposta per soddisfare qualsivoglia necessità [...] Lo spazio delle varianti rappresenta le cosiddette illusioni, mentre la realizzazione materiale è ciò che si intende per mondo materiale. [...]
Nel contesto di uno spazio illimitato è perlomeno assurdo e meschino discutere di superiorità di un modello anziché di un altro [...] Tutta questa infinità di mondi infilati l'uno sull'altro esiste contemporaneamente. Il centro dell'Universo si trova nello stesso momento in ogni punto, giacché ogni punto è circondato in ogni sua parte dallo stesso infinito [...] E' difficile da immaginare. Del resto, non è nemmeno possibile cogliere l'infinito con un unico sguardo [...] Non avendo la possibilità di immaginare tutto ciò siamo costretti ad accontentarci del nostro limitato orizzonte e a far finta di essere in grado di capirci almeno qualcosa. [...]
... l'uomo può scegliere la propria fortuna, senza bisogno di lottare [...] Si può spendere nella lotta una vita intera e non raggiungere niente lo stesso. Non è più semplice fare in modo che sia il mondo a venirvi incontro? Realizzare la vostra scelta è del resto la vostra occupazione principale. L'ordine fatto si verifica sempre incondizionatamente...

I DIVERSI VOLTI DEL DUBBIO



Di Antonella Randazzo


Si dice che la persona intelligente è anche quella che nutre dubbi. Ma esistono diversi “volti” del dubbio, in base alla sua origine.
Esiste il dubbio che origina dalle contraddizioni, dal paradosso o dalle incongruenze dei fatti che vengono presentati come veri, ma che ad ulteriore analisi non lo sono affatto.
Esiste anche il dubbio sollevato da chi si aggrappa al passato, a ciò che riteneva vero, ma che le nuove informazioni confutano.
Ad esempio, persone che vengono informate sul vero significato delle istituzioni attuali sollevano dubbi sulle nuove informazioni, non desiderando modificare le vecchie opinioni, essendo più difficile ristrutturare la griglia cognitiva, e più facile ritornare a ciò che si era abituati a pensare.
Sono molte le persone che non affrontano il “male” del mondo, semplicemente lo negano, e sollevano dubbi su tutto quello che potrebbe portarlo a galla. Questo non vuol dire certo che esse ritengano gli esseri umani privi di cattiveria o di difetti, ma che pensano che il sistema attuale sia sostanzialmente “adeguato” o accettabile, estraniando dalla loro mente quegli aspetti che provano che così non è. Di fronte a prove concrete del fatto che il sistema attuale non è quello che credono, sollevano dubbi.
Quando emergono realtà agghiaccianti, queste persone tendono a voltarsi dall’altra parte, o hanno la prontezza di ritenere che ci sia sempre una spiegazione, che non è mai quella data dalla vittima, dai testimoni o da chi ha opportunamente investigato. In alcuni casi, addirittura la persona che denuncia i crimini può cadere in una latente riprovazione, che si manifesta attraverso il cercare di ridicolizzarla oppure di screditarla, pur di continuare ad ignorare la verità. Chi reagisce così sceglie di continuare a dubitare della ragionevolezza delle persone che spiegano le cose come stanno, anche quando i fatti che vengono portati all’attenzione.
Eppure, oggi come non mai alcune realtà assurde, di tipo criminale, possono essere provate e dovrebbero suscitare la giusta indignazione per debellarle, anziché negarle, accrescendo la probabilità che esse continuino ad esistere.

Sono molti i casi in cui il dubbio viene alimentato per non far uscire dai paradigmi del sistema, e conservare lo status quo. Ad esempio, nel caso di oggetti non identificati, alcune trasmissioni televisive, trattano l’argomento in modo tale da far rimanere nel dubbio, come se non fosse possibile l’esistenza di entità di altri pianeti. Lo stesso avviene per ciò che riguarda il tema dei Cerchi nel grano, che vengono indicati come un fenomeno umano, pur essendo stato appurato che in alcuni di essi le spighe sono state piegate con una tecnica sconosciuta all’uomo.
In passato si stimolava la superstizione, dicendo che tutto quello che smentiva la “verità” professata dalle autorità proveniva dal “Demonio”. Oggi, nell’epoca della Scienza e della Tecnica, si alimenta il dubbio su tutto quello che non appartiene alle “verità” ufficiali.

Anche per ciò che riguarda la Storia raccontata nelle scuole, i dubbi dovrebbero essere tantissimi. Ad esempio, come si può pensare che un uomo rimasto al potere poco più di dieci anni abbia ucciso più persone dei sistemi secolari occidentali? Ovviamente, i presidenti americani, che hanno praticato per secoli l’invasione armata, la tortura, il genocidio, il massacro, la repressione, ecc., non possono essere considerati meno crudeli di Hitler, eppure c’è chi crede che soltanto i nazisti con la svastica fossero criminali.
Inoltre, non si può non avere dubbi sulla propaganda che descrive gli Usa e gli inglesi come “liberatori” e filantropi. Eppure c’è chi crede a questa ampiamente confutabile realtà.
Come si può non avere dubbi sull’esistenza della “democrazia” nel nostro paese, messi di fronte al fatto che quando i cittadini chiedono rispetto della propria sovranità ci sono repressioni nel sangue? (ad es: contro i No Tav o contro i cittadini campani contrari agli inceneritori).
E’ logico che una cosa esclude l’altra: o i cittadini sono sovrani, o c’è un potere dittatoriale che reprime quando non può affermarsi in modo pacifico. E’ lapalissiano, eppure molti italiani non dubitano del fatto che nel loro paese “c’è la democrazia”.

Il dubbio può, in certi casi, costare addirittura la vita. Ad esempio, negli anni Sessanta e Settanta, diverse persone denunciarono che l’amianto poteva uccidere. Molti operai dell’Eternit di Casale Monferrato dubitarono di queste informazioni. Preferirono continuare a lavorare in fabbrica, credendo a quello che veniva detto dai dirigenti dello stabilimento. Oggi, dopo migliaia di morti, si sa per certo che l’amianto provoca una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico, oltre alla asbestosi. Circolavano volantini e vari opuscoli che lo sostenevano, dal 1962, ma molti lavoratori non dubitarono dei loro dirigenti, non venne loro in mente il dubbio che potessero mentire per convenienza. Questo dubbio avrebbe potuto salvarli.

Il dubbio può essere irrazionale anche quando riguarda persone. Sono molti quelli che dubitano delle denunce fatte attraverso i blog da semplici cittadini, preferendo credere alle autorità in carica o ai media ufficiali. Paradossalmente, molti dubitavano delle persone che denunciavano la truffa dei vaccini contro l’influenza suina, credendo alle agenzie dell’OMS. Ignoravano che all’interno di questa agenzia c’erano personaggi collegati alle stesse società produttrici di farmaci. Allo stesso modo, molti credono alle fonti giornalistiche ufficiali, eppure tutti possono sapere con certezza che le televisioni e i giornali nazionali sono controllati dai partiti, e che i finanziatori della politica non sono filantropi privi di interessi. Dunque, sarebbe assai più sensato dare maggiore credibilità ai comuni cittadini o ai giornalisti indipendenti, pur mantenendo il senso critico e la possibilità di consultare altre fonti.

Il dubbio talvolta può essere dovuto all’ignoranza, o nascere da un misto di credulità e cattiveria. Ad esempio, i giornalisti di Rainews24, il 14 maggio scorso parlavano di un’altra spedizione fatta da Freedom Flotilla (chiamata "Spirit of Rachel Corrie") in Palestina ed esprimevano i seguenti dubbi: ci saranno terroristi a bordo? Perché i militanti volevano che gli organismi internazionali potessero ispezionare la nave ma non le autorità di Israele?
Come risulta evidente, questi giornalisti facevano propri i dubbi del potere dominante, e non quelli che qualsiasi persona ragionevole dovrebbe porsi. Ovvero: perché le autorità di Israele vogliono avere il potere di controllare una spedizione che non avviene sul loro territorio? Perché si parla di un presunto “terrorismo” riguardo agli aiuti alla popolazione palestinese e non del concreto terrorismo che avviene tutti i giorni ad opera delle milizie israeliane?
Inoltre, i telegiornali hanno sollevato dubbi su un video che ritraeva Gheddafi, ma non sollevano dubbi su altri video altrettanto (o più) incerti.
Giornalisti di testate ufficiali si sono interrogati sulla “crisi” greca, chiedendosi se questo paese sarebbe riuscito ad uscire dalla “crisi”. Ma i dubbi veri dovrebbero essere quelli che riguardano il come mai dopo un prestito enorme da parte della Ue la situazione greca non soltanto non è migliorata ma è peggiorata. Alcuni giornalisti hanno detto che c’è il “pericolo di agitazioni sociali”, ma non sollevano dubbi circa la possibile truffa finanziaria che i cittadini greci hanno subito, essendo stati vittime di diversi raggiri operati dalle banche.
I giornalisti ufficiali, come anche molti “intellettuali” ospitati nei telegiornali e nei programmi giornalistici, non sollevano mai dubbi circa la buona fede di chi offre soluzioni alla “crisi” che vedono vantaggi soltanto per le solite persone, e problemi per i cittadini.
Nessun personaggio mediatico dei canali ufficiali solleva mai dubbi sulla convenienza di sostenere un sistema politico basato su partiti finanziati da chi non ha interesse a riforme realmente democratiche. Nessuno solleva dubbi su chi produce armi e paga le campagne elettorali dei candidati americani. Nessuno solleva dubbi su chi sta ai vertici delle banche, e alimenta le speculazioni finanziarie che producono “crisi” e gravi problemi economici. Vengono sollevati dubbi soltanto quando le persone cercano di far valere un diritto negato dalle autorità, quando si parla contro le guerre, o quando i militanti per i diritti umani sollevano questioni scottanti.
Non è mai stata fatta una trasmissione televisiva che abbia messo in dubbio l’esistenza di bin Laden (o chi per lui) come “capo di un’organizzazione terroristica”, o che le cosiddette “missioni di pace” in Iraq o in Afghanistan siano realmente tali.
Le persone comuni non hanno prove concrete che le cose dette da tutti i telegiornali ufficiali siano vere, come non hanno prove degli “extraterrestri”. Dunque, in teoria i dubbi dovrebbero riguardare le cose dette nei telegiornali alla stessa stregua delle questioni discusse soltanto nelle trasmissioni in cui si tratta il “mistero”. Se si utilizza l’intelligenza, è più facile dubitare della propaganda statunitense che non dell’esistenza di altre forme di vita nell’universo.
Questi sono soltanto alcuni esempi di come il dubbio può essere “strategico”, ovvero orientato in modo tale da dare per scontate alcune cose che non lo sono affatto, e su cui dovrebbero appuntarsi i dubbi.
Dunque, nel contesto in cui viviamo, esistono pressioni che favoriscono alcuni dubbi e ne soffocano altri, senza tenere in alcun conto il livello di sicurezza o di razionalità dei contenuti. Ciò dipende dal fatto che esistono forti pressioni verso il conformismo, e per indurre ad avere opinioni pubbliche massificate, ovvero conformate alle masse.

Esiste anche il dubbio che origina dal tentativo di proteggersi dal dolore o dal bisogno di mantenere le illusioni che hanno retto l’identità o alcuni aspetti dell’esistenza. Ad esempio, una donna può negare l’evidenza del tradimento del marito continuando a nutrire dubbi, volendo, in tal modo, proteggere la sua immagine del partner, evitando una delusione o un dolore.

Esiste il dubbio proveniente da vecchi paradigmi che non si desidera superare o dai quali non si vuole prendere le distanze. Ad esempio, si può essere condizionati dai paradigmi posti dalla "scienza", ovvero dal settore che utilizza il razionale e l'intellettuale, ed esclude tutto il resto. C’è chi nutre dubbi di fronte a tutto quello che fuoriesce dal campo limitato della “scienza” ufficiale e dunque esprime scetticismo e talvolta anche scherno verso persone che, ad esempio, dicono di aver fatto l’esperienza della “premorte” o che sostengono l’esistenza dell’anima. In genere queste persone deridono tutti quelli che sostengono cose non suffragate dalla scienza ufficiale, svelando l’attaccamento ai paradigmi posti nell’ambito scientifico, e negando, o ridimensionando, aspetti come l’intuito, la sensibilità, l’empatia, ecc.

Esiste il dubbio proveniente dalle vecchie associazioni e ripetizioni, che hanno consolidato un determinato modo di intendere le cose, che verrà mantenuto proprio perché, anche se si apprende qualcosa di vero, si ritorna al vecchio, sollevando dubbi verso il nuovo.

Il dubbio può essere utile quando si trasforma in partecipazione attiva alla “realtà”, ovvero quando ci aiuta a mettere in discussione quello che prima davamo per scontato, e ci induce a dissolvere, smembrare, distruggere, credenze che sappiamo non essere più vere, che ci limitano, o che, se trattenute, impediscono un modo di essere più funzionale al periodo esistenziale che stiamo vivendo. Per far questo, il dubbio ci deve aiutare ad identificare le vecchie credenze limitanti, scandagliando quello che appare contraddittorio o incongruente.
Il dubbio sterile o addirittura nocivo è quello che ci impedisce di liberarci del vecchio, e ci induce ad aggrapparci a credenze o a informazioni che erano false, ma che a lungo abbiamo ritenuto vere.

In altre parole, il dubbio costruttivo è quello che nasce da un terreno scevro da inganno, eccessiva emotività o immaturità emotiva, ovvero esso non risente dell’eccessiva protezione dal dolore o dell’esigenza di continuare a vivere in rassicuranti illusioni.
Il dubbio non costruttivo, al contrario, è quello che trascina verso il passato, intralciando il cambiamento, spesso razionalizzando. Esso nasconde la paura di guardare oltre ciò che si credeva o che appariva vero.

Qualcuno ha detto che “il dubbio è l’anticamera della verità”, ad intendere che se non si hanno dubbi si danno per scontate cose che risultano false o similvere ad ulteriore analisi.
Caroline Bourgeois è stata curatrice della recente mostra dal titolo “Elogio del Dubbio”, con “Ingresso Riservato solo a chi ha dubbi”. “Dubitando si va avanti, si procede nella vita. E gli artisti sanno fare tante domande”, osserva la Bourgeois.
Il dubbio può essere molto creativo, quando viene utilizzato come trampolino di lancio per approdare a nuove realtà. Moltissime scoperte scientifiche o invenzioni sono nate grazie a un dubbio. In questo caso, si tratta di mettere in discussione paradigmi e vecchie “verità”, scoprendo che è possibile modificare il modo di intendere le cose, facendo proprie nuove verità.
Paradossalmente, il dubbio costruttivo è quello che annulla se stesso, attraverso un percorso che porta alla certezza di qualcosa. Infatti, il permanere nel dubbio non produce effetti o cambiamenti, ma l’attraversare il dubbio e superarlo, superando i condizionamenti limitanti, può condurre verso una maggiore crescita.
In altre parole, il dubbio può essere uno strumento assai utile, ma il suo prodotto è diverso dallo strumento. Metaforicamente, è come se il dubbio fosse uno scalpello, e il suo prodotto una statua. Attraverso la sua opera si ottiene un risultato, ma il risultato non esige più la sua opera.
Dal dubbio occorre giungere alla “certezza”, che è fiducia, chiarezza, nuova griglia cognitiva, o un terreno su cui costruire. Ogni certezza dipende da ciò che si è: capacità di ascoltare le proprie sensazioni, di seguire il proprio “sentire”, e comprendere dove ha condotto il dubbio, che era soltanto una bussola. L’intuito e la capacità di discernimento hanno risolto il dubbio, producendo verità e certezza.
Nuovi dubbi possono sempre emergere, ma saranno utilizzati in modo costruttivo, in un percorso in cui la chiave di volta è la fiducia in se stessi, ovvero la capacità di individuare quella verità che produrrà effetti positivi nella propria vita.
Di una cosa però non si dovrebbe mai dubitare: della propria capacità di dubitare in modo costruttivo, evitando o superando il dubbio sterile o dannoso.




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L’INFERNO SECONDO RUIZ



Secondo lo studioso Don Miguel Ruiz, l’inferno non ha gironi, non si trova dentro una buia grotta e non ha diavoli crudeli che torturano i peccatori. L’inferno è uno stato esistenziale dominato dalla paura, in cui c’è molto dolore, sofferenza, e ansia. Questo stato di cose è prodotto dalla situazione interna della stessa persona che lo vive. Nel libro "I quattro accordi", scrive:

"Nel sogno del pianeta è normale per gli uomini soffrire, vivere nella paura e creare drammi emozionali. Il sogno esterno non è piacevole. E' un sogno di violenza, di paura, di guerra e di ingiustizia. I sogni personali variano, ma a livello globale si tratta più che altro di un incubo. Se guardiamo la società umana, vediamo un luogo in cui è molto difficile vivere, perché è governato dalla paura. In tutto il mondo vediamo sofferenza, rabbia, vendetta, dipendenza, violenza nelle strade e tremende ingiustizie. La paura forse esiste a livelli diversi in paesi diversi, ma globalmente controlla il sogno esteriore.
Se paragoniamo il sogno della società umana con la descrizione dell'inferno, propagandata da tante religioni, scopriamo che si somigliano moltissimo. Le religioni dicono che l'inferno è un luogo di castigo, di paura, dolore e sofferenza, un luogo in cui siamo consumati dal fuoco che è generato dalle emozioni basate sulla paura. Ogni volta che proviamo rabbia, gelosia, odio o invidia, sentiamo un fuoco bruciarci dentro. Viviamo in un sogno infernale. L'inferno è intorno a noi. Ci raccontano che se non ci comportiamo come dovremmo andremo all'inferno. Che novità! Ci siamo già, all'inferno, noi e le persone che ci dicono queste cose. Certo, gli altri possono gettarci in un inferno più grande, ma solo se permettiamo loro di farlo. Ogni essere umano ha il proprio sogno personale, spesso governato dalla paura, così come il sogno della società. Impariamo a sognare l’inferno durante la vita. Le stesse paure si manifestano in modi diversi per ogni persona, ovviamente, ma tutti sperimentiamo rabbia, gelosia, odio o invidia. Il nostro sogno personale può anche diventare un incubo senza fine, fatto di paura e sofferenza. Ma non è necessario vivere in un incubo. Possiamo anche fare un sogno piacevole".(1)

Perché molti esseri umani creano l’inferno anziché il paradiso?
Secondo Ruiz ci sono quattro principi che possono cambiare la vita, eliminando la sofferenza:

“1. Sii impeccabile con la parola: La parola è il potere con cui creiamo, la parola è una forza, è il potere di esprimere e comunicare, di pensare e quindi di creare gli eventi della nostra vita. Come una spada a doppio taglio può creare un sogno magnifico, oppure distruggere tutto.
La parola impeccabile crea bellezza, armonia, comunione. A seconda di come la usiamo la parola ci renderà liberi o schiavi. Se ci abbandoniamo all’ira e con le nostre parole inviamo veleno emozionale verso altre persone, stiamo usando la nostra parola contro di noi. Se invece le nostre parole esprimono rispetto ed amore creeremo attorno a noi armonia e serenità.
Principalmente ci serviamo della parola per diffondere i nostri veleni personali: ira, gelosia, invidia ed odio. La parola è magia pura è il dono più potente che abbiamo. L’impeccabilità della parola può guidarci verso la libertà personale, verso il successo e l’abbondanza, può toglierci la paura e trasformarla in gioia ed amore.
2. Non prendere nulla in modo personale: qualunque cosa accada intorno a noi non prendiamola personalmente. Ciò che fa soffrire l’essere umano si chiama importanza personale – cioè la tendenza a prendere tutto sul piano personale, come se tutto il mondo ruotasse attorno a noi. Nulla di ciò che fanno gli altri è a causa nostra, ognuno vive nel proprio sogno, nella propria mente e in un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo noi. Quando prendiamo qualcosa in modo personale, crediamo che gli altri sappiano cosa c’è nel nostro mondo e cerchiamo di imporre il nostro punto di vista sul loro. Anche quando una situazione sembra estremamente personale, anche quando gli altri ci insultano direttamente, non ha nulla a che fare con noi. Quello che dicono e fanno, le opinioni che manifestano, tutto segue gli accordi che hanno preso con se stessi. Il loro punto di vista deriva dalla programmazione che hanno ricevuto dall’ambiente. Se qualcuno ci dice qualcosa di spiacevole, la verità è che quella persona sta affrontando le proprie emozioni, opinioni e convinzioni. Cerca di inviarci del veleno, e se prendiamo in modo personale ciò che ci dice, il veleno passa dentro di noi. Facciamo attenzione a non mangiare “tutta la loro spazzatura emotiva”, basta non prendere nulla in modo personale per essere immuni al veleno. Quando prendiamo le cose personalmente ci sentiamo offesi e la reazione è quella di difendere le nostre convinzioni, creando conflitti. Rendiamo grande qualcosa che di per sé è piccolo, perché abbiamo bisogno di avere ragione e di dimostrare che gli altri si sbagliano. Anche noi trasmettiamo le nostre opinioni e anche per noi vale il fatto che qualunque cosa facciamo, qualunque emozione proviamo, si tratta di una proiezione del nostro sogno personale di un riflesso del nostro sistema di credenza. Quello che diciamo e quello che facciamo, le opinioni che abbiamo, tutto è il riflesso del nostro sistema di credenza, perciò non ha nulla a che vedere con gli altri. Il lavoro da fare è arrivare al punto in cui il giudizio degli altri - sia in positivo che in negativo - non ci tocca, perché abbiamo la percezione interna del nostro valore e quindi non restiamo agganciati da ciò che gli altri pensano di noi. Qualunque cosa gli altri pensano o dicano di noi non ci riguarda, stanno parlando a voce alta di se stessi. L’essere umano crea dentro di sé un film, di cui è protagonista, regista, produttore e tutti gli altri sono personaggi secondari . Il nostro punto di vista è personale è la nostra realtà. Chi si arrabbia è perché ha paura e l’altro è solo un pretesto per portare fuori un disagio, un tema non risolto.
Se siamo in armonia con chi ci circonda, significa che l’altro non ci suscita nessuna reazione negativa e quindi questo vuole semplicemente dire che non stiamo contattando una nostra paura o un nostro limite e quindi non lo riversiamo sull’altro. Anche le opinioni che abbiamo su di noi non sempre sono esatte, infatti molto spesso tutte le varie sub-personalità parlano contemporaneamente – immaginiamo un mercato dove tante persone parlano tutte insieme – e quindi risulta complesso essere obbiettivi e centrati. Quando nulla viene preso in modo personale si evitano sentimenti di rabbia, gelosia, rancore, invidia.
3. Non supporre nulla: Tendiamo a supporre ciò che gli altri pensano o fanno, lo prendiamo sul personale, li incolpiamo e reagiamo inviando loro veleni emozionali tramite le parole. Per questo ogni volta che supponiamo qualcosa stiamo sbagliando. Facciamo una supposizione, capiamo male, prendiamo la cosa in modo personale e finiamo per creare un dramma completamente inutile. Tutta la tristezza, tutti i drammi della nostra vita sono fondati sulle supposizione sull’abitudine di prendere le cose in modo personale. E generalmente cominciamo a spettegolare ed inviare veleno emozionale sugli altri sulla base delle nostre supposizioni. E’ sempre meglio chiedere che supporre, la supposizione porta equivoci ed incomprensioni. Supporre che gli altri sappiano ciò che pensiamo e che perciò non sia necessario dirlo, è un errore che accade spesso nei rapporti… Supponiamo che gli altri vedano le cose nel nostro stesso modo. Immaginiamo che gli altri sentano ciò che sentiamo noi, giudichino con il nostro stesso metro e maltrattino le persone come facciamo noi. Questa è la più grande supposizione degli esseri umani, ed è il motivo per cui abbiamo paura di essere noi stessi in presenza di altre persone. Crediamo che tutti ci giudicheranno, ci maltratteranno e ci biasimeranno come facciamo noi. Perciò, ancora prima che qualcuno abbia la possibilità di rifiutarci, ci siamo già rifiutati da soli. Così funziona la mente umana.
4. Fai sempre del tuo meglio: valutando però momento per momento, ascoltandoci, al fine di non strafare. L’importante è non giudicarsi, così da non cadere nei sensi di colpa, se facciamo del nostro meglio impariamo ad accettarci. Occorre arrivare al punto di agire per il piacere di agire. Fare le cose dandogli valore e sentendole importanti per noi, anche le piccole cose quotidiane, al fine di far assumere loro un valore diverso… Se siamo impeccabili con la parola, se non prendiamo le cose a livello personale, se non supponiamo nulla e facciamo sempre del nostro meglio, saremo in grado di controllare la nostra vita.”

In poche parole, per uscire dall’inferno, secondo Ruiz, occorre ritornare ad una sorta di “innocenza” che l’uomo ha dentro di sé nell’infanzia, ma che perde a causa del suo adattamento al contesto sociale. Innocenza significa avere un pensiero “puro”, essere fedeli a se stessi uscendo dai vecchi condizionamenti. Significa avere fiducia nella Vita, credendo che i propri valori possano essere vissuti. L’innocenza può eliminare vecchi rancori, l’invidia, l’odio, la rabbia, il pensar male del prossimo, perché permette alla persona che la sceglie di abbracciare sentimenti ad alta vibrazione, esprimendo il lato migliore di sé.
In conclusione, come ci hanno detto i saggi di tutti i tempi, anche Ruiz ci dice che siamo noi stessi a creare l’inferno o il paradiso, scegliendo i sentimenti, le credenze e le emozioni con cui plasmiamo la nostra vita. Quando si ha fiducia nella vita ci si abbandona ad essa, e questo implica un forte senso di responsabilità, che elimina quel vittimismo che fa vedere sempre gli altri quali responsabili della nostra infelicità. Significa conquistare la tanto agognata libertà.
L’insegnamento di Ruiz risulta ancora più importante ai nostri giorni, in cui molti parlano di una “svolta”. Si tratta di un cambio di paradigma: dal vecchio paradigma, che era basato sul vittimismo, sulle divisioni e sulla guerra, al nuovo che si basa sulla responsabilità, sulla solidarietà e sulla cooperazione pacifica di tutte le nazioni. Non si sta parlando di cose astratte o di ideologie ma di qualcosa che sta accadendo ai nostri giorni: moltissimi movimenti senza bandiere né ideologie si stanno interrogando su un nuovo modo di intendere la realtà e la stessa vita umana. Il nuovo sta emergendo anche se ancora non nella vita di tutti e non sempre in modo chiaro.
Sempre più persone stanno rifiutando il vecchio paradigma, andando oltre l’idea che “un mondo migliore è possibile”, con lo slogan “un mondo migliore è necessario”. Questo senso di una necessità del cambiamento molti lo stanno “respirando nell’’aria” anche se non tutto è chiaro e non ci sono precise aspettative. Quello che si sa per certo è che il vecchio paradigma richiedeva una buona dose di paura, mentre il nuovo richiede molto amore. La scelta si riassumerebbe in una scelta di paura (vecchio paradigma) o di amore (nuovo paradigma).
Non si può essere liberi se si ha paura, e non si può essere felici se si rimane schiavi. Come ebbe a dire Osho Rajneesh: “Una libertà che ha paura non è affatto libertà: la libertà e la paura non possono coesistere. La paura è la morte di ogni libertà, e la libertà è possibile solo quando tutte le paure si sono completamente dissolte”.(2)
Il vecchio paradigma non funziona più nel portare avanti l’esistenza umana in modo accettabile, sono troppe le disfunzioni e i paradossi. E’ ormai giunto al punto di rottura, alla fine. Il nuovo paradigma richiede solidarietà, il sentirsi tutti uniti e vicini, al di là delle religioni, dell’etnia o della nazionalità.

NOTE

1)Don Miguel Ruiz, I quattro accordi. Guida pratica alla libertà personale. Un libro di saggezza tolteca, Punto d'Incontro, Vicenza 2008, pp. 21-22.
2) Osho Rajneesh, L’Essenza segreta, Cairo Editore, Milano 2006, pp. 194-195.




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IL POTERE DEL DNA



DI Antonella Randazzo


Nell’aprile del 1953, fu pubblicato sulla rivista Nature un articolo scritto da due giovani biochimici all’epoca sconosciuti, James Dewey Watson e Francis Crick, che avrebbe aperto una nuova era di ricerche scientifiche. L’articolo iniziava così: “Qui di seguito daremo una descrizione della struttura del sale dell’acido desossiribonucleico (DNA), struttura la quale presenta caratteristiche insolite, oltremodo interessanti dal punto di vista biologico”. Prima di allora, si conoscevano le leggi dell'ereditarietà formulate da Mendel, ma non si conosceva l’esistenza di un substrato fisico in grado di codificare l'informazione genetica.
La conoscenza del DNA fu assai importante, e rivoluzionò l’intero settore dello scibile, poiché si capì ben presto che le conoscenze fisiche, chimiche, psicologiche o biologiche riconducevano ad un medesimo linguaggio, che era quello della struttura comune dei mattoni dell’intera realtà.
Per molto tempo siamo stati indotti a credere che il DNA fosse qualcosa di rigido e immodificabile, ma da recente diverse ricerche ci dicono che non è così, e che esso può essere modificato in base a determinati fattori.
Diversi scienziati di Fisica quantistica parlano di un “principio regolatore superiore”, che non è affatto al di fuori del divenire cellulare, ma agisce dall’interno, anche se non può essere facilmente identificabile.
Attraverso lo studio del DNA, è emerso il programma strutturale e funzionale insito nel DNA di ogni essere vivente. Questo programma può modificarsi. Il biologo parla di “mutazione” o di “selezione”, indicando i cambiamenti avvenuti per “errore del programma” o per “scelta per avere il successo riproduttivo”.
Pur conoscendo l’esistenza e l’importanza del DNA, la Scienza ufficiale non conosce questa struttura, e parla di una parte di “DNA spazzatura”, che comprenderebbe oltre il 90%.
Le più recenti conoscenze di Fisica quantistica hanno accostato la parte non compresa del DNA umano ai fenomeni che riguardano il Fattore quantico, ovvero quei fenomeni che non obbediscono alle leggi della fisica classica, ma ad altre leggi non comprensibili attraverso la griglia epistemologica tradizionale.
Questo significa che la cosiddetta “evoluzione” non può essere qualcosa di lineare, come immaginava la biologia classica, ma dovuta a processi quantistici, prodotti da quella parte del DNA che la scienza non comprende. Se l’uomo è dotato di potenzialità superiori rispetto agli altri esseri viventi, anche il suo DNA sarà diverso da quello di altre entità biologiche, e la chiave del suo “potere” è racchiusa in quel DNA definito dalla scienza “spazzatura”.
Lo studioso Ron Sedgley ha detto che: “Il DNA agisce come un’antenna di orientamento cellulare, la funzione di base che si impara quando si tratta di DNA. Si tratta di un ricevitore e un trasmettitore di fotoni (luce) e fononi (suono). Per cosa? Regolarizzazione delle cellule. Il che significa quindi, che le molecole d’acqua, potere piramidale attorno ai fili energetici a forma di spirale del DNA riceve energia spirituale delle vibrazioni dell’amore che poi diffonde rapidamente in un campo di particelle, materia fisica dei corpi. Si tratta di frequenze hertziane o cicli al secondo con i quali i musicisti possono raccordare strumenti musicali. Perché? Ancora una volta, esse compongono la gamma musicale del Creatore.”(1)

Dunque, il DNA crea la nostra realtà, attraverso ciò che produce. Spiega lo scienziato Gregg Braden:

“Di queste 64 possibilità, a quanto pare solo 20 di questi codici sono attivati ora per noi, i 20 aminoacidi. C’è un interruttore che chiude e apre i codici e quando l’interruttore decide di chiuderli o di aprirli, vi è ciò che noi chiamiamo ‘emozione’. Questa è la prima volta che vediamo modelli di emozione, in diretto collegamento fisico con il materiale genetico umano. La paura è un’onda lunga e lenta delle emozioni, che raggiungono relativamente pochi luoghi nel DNA. Così le persone che vivono nella paura sono limitati nel numero di antenne disponibili per loro. Mentre gli individui che vivono nel modello di amore… hanno onde corte e alte frequenze, quindi abbiamo molti più luoghi disponibili lungo il pattern genetico. L’informazione è straordinaria. E’ la prima volta che abbiamo una chiara connessione digitale tra le emozioni e la genetica.”(2)

Dunque, le nostre emozioni agiscono sul DNA, e attraverso di esse creiamo la nostra realtà.
Se la peculiarità umana consiste nella capacità di pensiero e nei sentimenti più nobili del cuore, capaci di modificare il DNA e la stessa materia, la causa dell’evoluzione umana non può essere il caso, inteso come mancanza di una precisa forza.
Anticamente, per “lotta” si intendeva un ostacolo naturale da superare, o contrasti tra gruppi umani, che sfociavano in guerra. Alla luce delle conoscenze attuali possiamo sostenere che la vera lotta è quella interiore all’uomo, che lo vede alle prese con le strutture meno evolute del suo cervello, che possono determinare la guerra, l’avidità e altri comportamenti più involuti.
Concentrando l’attenzione sulle tendenze distruttive dell’uomo, Freud e altri noti autori, la distoglievano dalle caratteristiche culturali, sociali, economiche, politiche e finanziarie, tralasciando importanti domande come:

“Essere libero, intelligente, l’uomo è in condizione di pianificare ogni cosa, incluso se stesso. Ma chi pianificherà i pianificatori? Chi impedirà loro di usare i poteri affidati loro per stabilire una tirannia sulla mente e il corpo dell’uomo? Chi impedirà all’uomo di scegliere il male invece del bene? L’uomo è veramente una sorta di Prometeo liberato, pronto e capace di assumere il controllo del proprio destino e di quello del cosmo?”(3)

Oggi, la domanda che gli scienziati sollevano rispetto alla questione del potere del DNA è: è possibile determinare cambiamenti del junk DNA (o DNA spazzatura) con attività quali la meditazione, la visualizzazione e l’esercizio della volontà?
Alcuni studiosi dell’Institute Control of Science Russian Academy of Science” di Mosca, in collaborazione con l’“Old Vicarage Green, Keynsham” di Bristol” e l’“Istitut f. Klinische, Diagnostische und Differentielle Psycologie” di Dresda, hanno portato avanti una ricerca e pubblicato l’articolo dal titolo “The DNA wave Bio-Computer”.
La studiosa Rosalia Stellacci parla di legami tra il Dna e il campo magnetico terrestre:

“Il DNA è una molecola particolarmente polare, è stato calcolato che è l’antenna più potente e più efficiente esistente in natura e certamente nessun uomo sarebbe in grado di costruirne una altrettanto efficiente, almeno per ora.
Anche il nostro DNA quindi risente dell’effetto del campo magnetico terrestre per cui anche la nostra manifestazione fisica e materiale può cambiare. Sia la nostra coscienza che il nostro corpo possono cambiare, se immessi in un campo magnetico diverso .
Allora cosa sta succedendo in questo momento? Il campo magnetico terrestre si sta spostando dal polo nord al sud America. Perché lo sta facendo? Perché la Terra sta concludendo un ciclo di precessione degli equinozi il quale dura 25.920 anni. In questo movimento il polo nord compie un giro intorno all’asse centrale della terra. Quando la trottola inizia a ruotare ad un velocità piuttosto piccola, inizia ad avere due movimenti rotatori, uno è intorno a se stessa come quando ruota dritta e uno è costituito dalla rotazione dell’estremità superiore intorno al centro di rotazione… La terra come un’altra piccola parte di un grande, grandissimo Tutto nel quale siamo immersi, è sottoposta ad un altro campo molto forte che la attraversa e orienta i suoi poli magnetici. L’orientamento della carica della terra cambia perché cambia l’inclinazione della terra rispetto a questo campo… Le nostre menti si stanno quindi riorientando, ma non solo la mente, anche il nostro corpo, l’acqua e la terra e l’aria, tutto si sta riorientando ed è soggetto collettivamente a questa forza esterna.”(4)

Secondo questi studi, il DNA umano è una sorta di “Internet biologico”, superiore a quello artificiale. La ricerca scientifica russa spiega la possibilità di fenomeni quali l’intuizione, la chiaroveggenza, l’auto-guarigione, ecc. Il DNA può essere addirittura influenzato e riprogrammato.
Per la scienza ufficiale, soltanto il 10% del DNA produce proteine, per costruire le proteine, e il restante 90% è considerato come un DNA senza alcuna chiara funzione. Ma i ricercatori hanno studiato proprio quel 90% di DNA, ottenendo risultati stupefacenti. Secondo queste ricerche, il DNA è come un archivio di informazioni utilizzate per la comunicazione.
Il biofisico e biologo molecolare russo Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno studiato il comportamento vibratorio del DNA, scoprendo che:

“I cromosomi vivi funzionano come computer “solitonici/olografici” usando la radiazione laser del DNA endogeno”. Questo significa che modulando certi modelli di frequenza con un raggio laser hanno influenzato la frequenza del DNA e, la stessa informazione genetica. In sintesi, le parole possono influenzare la struttura del DNA e del linguaggio.
Finora soltanto gli studiosi di esoterismo o i monaci tibetani sostenevano che era possibile influenzare il corpo attraverso il linguaggio, le parole e il pensiero. La ricerca russa ha provato e spiegato scientificamente questo fenomeno.
L’esperimento degli scienziati russi consisteva nell’irradiare diversi campioni di DNA con i raggi laser. Si formava su uno schermo una trama di onde che rimaneva sullo schermo anche quando il campione veniva rimosso. Dunque, si suppone che l’energia continui a passare attraverso tunnel spaziali attivati anche dopo la rimozione del DNA. Gli effetti riguardano i campi magnetici vicini alle persone coinvolte.

Grazyna Gosar e Franz Bludorf, nel libro Vernetzte Intelligenz, spiegano che gli esseri umani sono collegati ad una coscienza di gruppo, e quindi possono agire come gruppo, potendo comunicare al di là dello spazio. Il DNA è in grado di immettere dati nella rete degli “ego”, stabilendo un contatto con altre persone connesse, rendendo possibili fenomeni come la telepatia. Gli autori ritengono che per sviluppare e sperimentare l’individualità, gli esseri umani abbiano dimenticato la capacità di ipercomunicazione, possibile nelle loro potenzialità.
I ricercatori ritengono che l’umanità abbia le potenzialità per realizzare un nuovo tipo di coscienza collettiva, basterebbe che alcuni uomini acquisissero una piena individualità, dotata di capacità di creare e cambiare le cose, sulla base di una scelta evolutiva, formando una nuova coscienza collettiva. Molti studiosi ritengono che proprio ai nostri tempi l’umanità sta facendo questo percorso, creando nuovo tipo di coscienza collettiva.
Secondo la fisica quantistica, l’osservatore è un elemento di molto importante nella produzione degli effetti. Dunque, ogni persona ha la sua importanza nella creazione della realtà collettiva.
Si è scoperto inoltre che il DNA invia segnali al sistema nervoso, con una comunicazione quasi istantanea con ogni cellula, attraverso campi elettromagnetici. Questo processo avverrebbe “istante dopo istante alla velocità della luce”. Il DNA agisce come un superconduttore organico in grado di immagazzinare luce, quindi informazioni.(5)
Dunque, se il pensiero è focalizzato, attraverso la meditazione o altri comportamenti, vengono creati canali energetici in grado di trasformare il nostro stesso DNA. Del resto, da molti secoli persone sagge, studiosi di esoterismo o sciamani, hanno sostenuto che dentro di noi c’è molto di più di quello che la nostra cultura riconosce, e molto dipende da ciò che il soggetto crede e da come si comporta. Cambiando aspettative, credenze e comportamenti cambia anche la struttura del pensiero, e di conseguenza anche la struttura energetica del corpo, e dal cambiamento fisico deriva un cambiamento esterno.
Le strutture genetiche rispecchiano ciò che siamo e che diventiamo, e l’evoluzione deriva dalla libera scelta degli individui, che è essa stessa un frutto dell’evoluzione.

NOTE

1)http://www.youtube.com/watch?annotation_id=annotation_480735&feature=iv&src_vid=Xigk4HmCgiE&v=BgnzRcXs_aU
2) http://www.youtube.com/watch?v=Xigk4HmCgiE&feature=relmfu
3) Greene John C., La morte di Adamo L’evoluzionismo e la sua influenza sul pensiero occidentale, Feltrinelli, Milano 1971, p. 387.
4) http://rosaliastellacci.altervista.org/blog/mente-dna-e-campo-magnetico-terrestre/
5) www.fosar-bludorf.com




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LA FOLLIA



Molti pensano che la follia possa essere considerata soltanto una patologia mentale, ovvero una malattia che comprende quei disturbi di personalità o nell’emotività che riguardano una piccola parte della popolazione. C’è anche l’idea che queste persone debbano essere curate, oppure, se pericolose per gli altri, allontanate dalla società.
Eppure le statistiche ufficiali ci dicono che soltanto circa il 5% dei crimini viene commesso da persone che hanno disturbi mentali. Questo vuol dire che la quasi totalità dei crimini sono commessi da persone cosiddette “normali”, che hanno una vita normale e sono ben integrate nel tessuto sociale.
Ma tutti noi comunemente intendiamo i crimini come atti di follia.
E allora cos’è la follia e chi sono realmente i folli?
Sono diversi gli autori che non ritengono che la follia sia un problema riguardante soltanto una piccola parte della popolazione. Alcuni scrittori parlano di “allucinazioni collettive”, ad indicare uno stato di follia che può riguardare addirittura intere popolazioni.
In cosa consiste questa follia e da cosa dipende?
Secondo Eckhart Tolle, la follia è prodotta dalla rete degli ego, in cui i soggetti scambiano per realtà una creazione temporanea resa possibile da alcune tendenze dovute all’inconsapevolezza. Spiega:

“La scienza e la tecnologia hanno incredibilmente amplificato l’impatto distruttivo che la disfunzione della mente umana ha sul pianeta, sulle altre forme di vita e sugli umani stessi. Questo è il motivo per il quale tale disfunzione, tale follia collettiva può essere chiaramente riconosciuta nella Storia del ventesimo secolo. Un fattore ulteriore è che questa disfunzione si sta attualmente intensificando e sta accelerando… Gli umani hanno sofferto più per mano gli uni degli altri che a causa dei disastri naturali… Alla fine del ventesimo secolo il numero di persone perite di morte violenta per mano dei loro simili supererà i cento milioni… Le manifestazioni collettive della follia che è alla base della condizione umana costituiscono la maggior parte della storia dell’umanità. E’ in gran parte una storia di pazzia. Se la storia dell’umanità fosse la storia di un caso clinico di un singolo essere umano, la diagnosi dovrebbe essere: fissazione cronica a sfondo paranoico, propensione patologica a commettere omicidi, atti di estrema violenza e crudeltà contro coloro che vengono percepiti come ‘nemici’. E’ la sua stessa inconsapevolezza proiettata all’esterno. E’ follia criminale con qualche breve intervallo di lucidità. Paura, avidità, sete di potere sono quelle forze motrici psicologiche che non solo stanno dietro le guerre e la violenza fra le nazioni, le tribù, le religioni e le ideologie, ma sono anche la causa di conflitti incessanti nelle relazioni personali. Sono quelle forze a causare una distorsione nella vostra percezione degli altri e di voi stessi. In questo modo fraintendete ogni situazione, il che conduce a compiere azioni sconsiderate per liberarvi dalla paura e per soddisfare il vostro bisogno di avere di più: un buco senza fondo che non potrà mai essere riempito… La più grande realizzazione dell’umanità non sono le opere d’arte, le scoperte scientifiche o le invenzioni tecnologiche, bensì il riconoscimento della propria disfunzione, della propria pazzia… Questa è la sfida dell’umanità ora: rispondere alla crisi radicale che minaccia la nostra stessa sopravvivenza. La disfunzione dell’egoica mente umana, riconosciuta già più di 2500 anni fa dagli antichi maestri di saggezza e ora messa sempre più in evidenza dalla scienza e dalla tecnologia, sta minacciando per la prima volta la sopravvivenza del pianeta… l’umanità ora si confronta con una difficile scelta: evolversi o morire… Una percentuale ancora relativamente piccola di umanità, che però sta crescendo rapidamente, sta già sperimentando interiormente il frammentarsi degli schemi della vecchia mente egoica e l’emergere di una nuova dimensione di coscienza.”(1)

Perché gli esseri umani scelgono un piano di realtà che porta alla follia?
La risposta può esser data attraverso una frase detta da Nelson Mandela: “La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più.”
Dunque, scegliere una falsa realtà, fatta di piccoli ego spesso impauriti, ansiosi, preoccupati o stressati, può risultare, paradossalmente, più rassicurante del dover affrontare il problema di chi siamo e cosa possiamo realizzare se manifestiamo le nostre potenzialità.
La follia deriva dall’aver confuso l’illusione con la realtà, rafforzando l’identificazione con l’ego, che è un prodotto sociale con caratteristiche di falsità e difficoltà a raggiungere un equilibrio emotivo.
Tutte le antiche culture hanno parlato di un livello illusorio a cui appartiene l’ego, che può trasformare la vita umana in un inferno. I Toltechi lo chiamavano mitote e gli indiani maya. Si tratta della condizione di sogno o di illusione che la mente umana assume quando si identifica con l’ego, credendo di essere soltanto un corpo e un determinato ruolo sociale.
Anche secondo lo studioso Don Miguel Ruiz, la follia è entrata a far parte della stessa mente umana, nell’epoca in cui molti individui non sviluppano consapevolezza emotiva:
“Riuscite a immaginare come ci comporteremmo gli uni con gli altri, se tutti avessimo una malattia della pelle? Non ci abbracceremmo mai e per evitare il dolore tenderemmo a creare una distanza tra noi. La mente umana si adatta esattamente a questa descrizione. Ciascun essere umano ha un corpo emozionale pieno di ferite infette. Ogni ferita è piena di veleno emotivo, il veleno di tutte le emozioni che ci fanno soffrire, come l’odio, l’ira, l’invidia, la tristezza. Un’ingiustizia subita apre una ferita nella mente e reagiamo con il veleno emotivo a causa dei concetti e delle convinzioni che nutriamo rispetto a ciò che è giusto e a cosa non lo è… la maggior parte delle persone perdono il controllo delle proprie emozioni. Sono le emozioni che controllano il comportamento e non viceversa… Dobbiamo imparare a controllare le emozioni, in modo da avere abbastanza potere personale per cambiare gli accordi (condizionamenti ndr) basati sulla paura”.(2)

Molti credono che esistano settori che garantiscono la lucidità mentale, la razionalità e persino il “Progresso”. Ma anche questa considerazione può far parte della follia, in quanto la stessa scienza e la tecnologia possono orientare i loro scopi in modo folle. Come ben spiegò Nikola Tesla: “La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità”.
Osservando il mondo di oggi ci rendiamo conto che sono state spese cifre inimmaginabili per il “progresso” della scienza, ma non molti obiettivi erano indirizzati al benessere dell’umanità. Infatti:
La fame nel mondo è stata eliminata? No.
Le guerre sono state rese impossibili? No.
E’ stato fatto in modo che le ricchezze del pianeta fossero distribuite in modo equo? No.
Si è agito in modo rispettoso verso la vita e la natura? No.
Si è agito con rispetto verso la dignità umana e i diritti umani? No.

Allora, cosa significa dire di avere avuto “un’evoluzione tecnologica e scientifica”?
Secondo Osho Rajneesh, dare troppo potere alla mente ha significato creare una realtà di follia: “Guarda in che stato è oggi l’umanità. La Terra è nevrotica, è un grande manicomio… l’intero pianeta si è trasformato in un campo di raccolta di squilibrati, in un enorme manicomio”.(3)

Lo stesso concetto è stato espresso da Norberto Keppe, uno dei più importanti studiosi nel campo della psicopatologia, che nel suo libro “Terra il Pianeta Illusorio”, scrive:

“Mi sento obbligato a riconoscere che abitiamo in un immenso ospedale psichiatrico, colmo di malati, compresi gli specialisti che li curano… non esiste alcuna persona che non sia portatrice di qualche squilibrio mentale in maggiore o minor grado e, se tale situazione non verrà rapidamente coscientizzata, dovremo perdere la speranza di vedere la continuazione della nostra civiltà… La coscienza più urgente che dobbiamo avere è quella della situazione nevrotica dell’umanità, poiché viviamo in un pianeta-sanatorio dove, non solo il popolo, ma principalmente i suoi dirigenti, soffrono, in maggior o minor grado, di problemi alle facoltà mentali… scrivendo questo incorro in due tipi di conseguenze: la prima, e più acuta, è la rabbia che risveglierò in tutti quelli che si credono perfetti… e la seconda è la sfiducia di quelli che sono più equilibrati, ma che non hanno mai prestato attenzione ai fattori psicologici…(il libro) potrebbe essere anche intitolato: Terra il Pianeta Artificiale; Terra il Pianeta Irreale; Terra il Pianeta Malato, Addormentato, Infermo, degli Ipocriti, Indesiderabile e, perfino, Inesistente, Superfluo, Inutile; insomma qualsiasi epiteto negativo potrebbe essere applicato a questa enorme sfera che gira nello spazio portando questo incredibile carico di esseri umani impazziti”.

Nel nostro sistema, gli aspetti realmente folli sono tantissimi, e per trovarli non occorre essere esperti di geopolitica o sociologia.
Ad esempio, il sistema economico è basato sull’idea di “crescita infinita”, che è un concetto assurdo e non collima col fatto che l’obiettivo deve essere il benessere materiale delle persone e non un’impossibile “crescita infinita” (o profitti crescenti).
Il sistema politico è ormai basato sullo spettacolo e non sull’idea di dover migliorare la società risolvendo (o migliorando) la situazione socio-economico-finanziaria, avendo come fine ultimo il bene comune. Questo spettacolo, se lo si osserva da vicino, è sempre più folle. E’ pazzia candidarsi per iniziare una “carriera” e avere denaro e privilegi, in un ruolo che dovrebbe essere di grande serietà e responsabilità. Senza contare poi la follia totale delle guerre. E’ evidente la follia assoluta di chi criminalizza un determinato governo, accusandolo di cose false per poter invadere quel paese, attuando distruzioni e causando la morte di parecchie persone.
Se accade tutto questo, per volontà delle stesse persone che finanziano le ricerche scientifiche e tecnologiche, non è forse follia?
Chi le fa le guerre? Le fanno i generali? Anche il più brillante stratega non potrebbe fare nessuna guerra senza “manovalanza”. E i soldati sono persone comuni, che guadagnano, rischiando la vita, soltanto poche migliaia di dollari. Perché lo fanno? Evidentemente, anche questo fa parte della follia.

In un vecchio film di Stanlio & Ollio, i protagonisti si trovano in un tamponamento a catena, ed entrano in litigio con la persona dell’automobile che sta dietro di loro. A poco a poco, sia i due protagonisti che l’avversario, smontano l’automobile dell’altro, fino al disastro completo. Alla fine, tutti si trovano con l’automobile distrutta. Questa è una metafora di quello che succede nel mondo: ci sono litigi e conflitti perché ogni persona percepisce qualcuno come nemico, ma alla fine tutti escono danneggiati allo stesso modo.
Nelle guerre non c’è mai un vero vincitore: chi dimostra di essere più forte comunque ha avuto parecchie distruzioni e perdite; e dopo il nemico può diventare amico, oppure tornerà ad essere nemico, o ci sarà comunque un altro nemico e un’altra guerra. Moriranno milioni di persone, e le città saranno ricostruite e distrutte, poi ancora ricostruite e ancora distrutte.
Tutto questo è follia.
Anche nella vita delle persone comuni ci possono essere conflitti, nemici, invidie, aggressioni, vendette, ecc. Alla fine ognuno farà del male all’altro, e tutti soffriranno o ne usciranno danneggiati.
Anche questa è pura follia.
Questo è purtroppo il livello raggiunto dall’umanità allo stato attuale, e si presenta proprio ai nostri tempi la necessità di uscirne per non rendere la distruttività talmente elevata da mettere in pericolo la stessa esistenza umana.
La mente umana vorrebbe convincerci che i progressi scientifici e tecnologici testimoniano che la nostra civiltà non è folle, o che è addirittura evoluta, ma i fatti concreti dicono il contrario, e non sarà un computer o un altro oggetto di alto livello tecnologico a far uscire dalla follia.
Spiega Tolle:
“Il bisogno di andare bene è una parte importante del senso del me. Per andare bene, altri devono andare male. Perciò dovete essere in buone e cattive relazioni con altri gruppi di persone o d’individui, o semplicemente nelle situazioni che sono considerate ostili e in cui dovete lottare e resistere interiormente. Questo bisogno di nemici fa parte della follia della coscienza umana ordinaria, che ci ha afflitto per migliaia d’anni. Si trova alla radice delle continue guerre e dei conflitti che si vedono quando si apre un libro di storia o un giornale. Raccomando sempre alle persone di leggere la storia del ventesimo secolo, che è la più folle per le sofferenze inflitte dagli uomini ad altri uomini. La follia del mondo non è solo all’esterno di noi; la radice della follia si trova nella mente di ognuno… Gli esseri umani devono ora andare al di là dell’accesso limitato a questo stato di coscienza (del mentale ndr). Dobbiamo subire una trasformazione psicologica… Il cambiamento arriverà quando le persone vivranno quotidianamente in quello stato di coscienza. Se questo si produce, l’umanità sopravvivrà. Se no è molto probabile che soccomba. Aspettiamo di vedere ciò che succederà. Ma siete voi il fattore importante nella sopravvivenza dell’umanità, voi, l’individuo.”(4)

Anche Osho Rajneesh ritiene che la follia inghiottirà gli esseri umani, se non sarà spazzata via dalla consapevolezza: “(La) consapevolezza pura può solo condurre a una nuova umanità, a un nuovo mondo dove la gente non si discriminerà a vicenda per motivi sciocchi. Nazioni, razze, religioni, dottrine, ideologie, sono solo giochi per bambini, non per persone mature (5) … Comincia a diventare consapevole; è questo l’unico modo per realizzarti. Sarà difficile. Sarà durissimo: è molto più facile abbandonarsi al caso, poiché non hai bisogno di usare l’intelligenza, quindi è semplicissimo. Ogni idiota può vivere così: tutti gli idioti vivono già in questo modo. E’ facile abbandonarsi al caso poiché non ti senti mai responsabile per ciò che ti accade. Puoi sempre gettare la responsabilità su qualcos’altro: sul fato, su Dio, sulla società, sulle strutture economiche, sullo Stato, sulla Chiesa, su tuo padre, su tua madre, sulla tua famiglia… Puoi gettare continuamente ogni responsabilità su qualcun altro, per cui tutto risulta facile. Essere consapevole vuol dire prenderti tutte le tue responsabilità sulle spalle… Essere responsabile significa essere vigile, consapevole… La vita è una grande sfida a conoscere te stesso. Se accetti questa sfida, diventerai realmente un uomo… altrimenti continuerai a vivere a livello subumano… Le funzione (delle) istituzioni è rendervi schiavi della società, ma la società è ammalata, è folle, è patologica.”(6)

Per concludere, tutti gli esseri umani dovrebbero prendere atto del fatto che il problema principale di questo nostro pianeta è la follia che ha coinvolto tutti in un sistema che tende verso l’autodistruzione. Come scrisse Keppe: “La coscienza più urgente che dobbiamo avere è quella della situazione nevrotica dell’umanità”. Oggi come non mai, prendere coscienza di questa inquietante realtà è fondamentale per cambiare il percorso distruttivo che la follia del mondo ha intrapreso.



NOTE

1)Tolle Eckhart, Un nuovo mondo, Mondadori, Milano 2012, pp. 20-23.
2) Don Miguel Ruiz, I quattro accordi. Guida pratica alla libertà personale. Un libro di saggezza tolteca, Punto d'Incontro, Vicenza 2008, pp. 77-79.
3) Osho Rajneesh, Il benessere emotivo, Mondadori, Milano 2009, p. 49.
4)http://www.sviluppocoscienza.it/follia.htm
5) Osho Rajneesh, The Great Zen Master Ta Hui, Capitolo 28.
6) Osho Rajneesh, L’avventura della verità, Feltrinelli, Milano 2008, pp. 167-174.





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L’ESPERIENZA SECONDO OSHO



Di Antonella Randazzo



Sin da piccoli, siamo indotti ad adattarci al contesto in cui viviamo, sacrificando la spontaneità, e dunque anche il legame autentico con noi stessi. Questo ci spinge a non credere in noi stessi, ma a valutare le cose sempre sulla base della realtà esterna. In altre parole, non crediamo più alla nostra esperienza interiore, e diamo spazio ad essa, oppure la ignoriamo, sulla base delle informazioni che riceviamo dall’esterno.
Molte persone spesso non credono nemmeno a quello che vedono, basti pensare al fenomeno delle scie chimiche: è un fenomeno che tutti possono vedere, ma soltanto alcuni credono ai loro occhi e si rendono conto che non si tratta di “scie di condensa”.
Il mistico Osho Rajneesh, nonostante proponesse un percorso di spiritualità, mise in evidenza l’importanza dell’esperienza concreta, sostenendo che la realtà esterna è spesso finzione e ostacolo all’autorealizzazione:

“Nella nostra epoca tutto è menzogna. Fingi di amare, di essere arrabbiato; continui a fingere finché ti dimentichi se stai recitando o se c’è qualcosa di vero. Non dici mai che cosa senti dentro di te; non lo esprimi mai. Continui a esprimere cose che non esistono. Osservati e te ne accorgerai. Dici qualcosa, ma ciò che senti è diverso. In realtà volevi esprimere l’esatto contrario, ma se dici la verità diventerai un disadattato, perché in una società completamente falsa puoi esistere solo se sei falso. Più ti adatti e più sarai falso, perché se vuoi essere sincero ti sentirai disadattato”.(1)

I saggi di tutti i tempi ci hanno detto che un’esistenza vissuta senza uno stretto contatto con se stessi non può essere un’esistenza di qualità. Spiega Osho:

“Essere autentici significa restare totalmente legati ai fatti. Le ideologie, le teorie, gli “ismi” ti deformano e ti forniscono una falsa ‘persona’: ti ritrovi a indossare maschere senza essere mai ciò che mostri; perdi ogni contatto con la realtà e all’improvviso la tua vita diventa una recita continua. La tua vita è sempre meno viva, è sempre più una recita in cui interpreti una parte, non la tua vera anima, ma la tua cultura, la tua educazione, la tua società, la tua civiltà. L’uomo può essere educato, ma più è educato meno è autentico. La realtà è il tuo Sé spontaneo, non manipolato dalla società. Ma il rischio è che un bambino, abbandonato a se stesso, non sia molto diverso da un animale. Sarà autentico, ma animalesco; non diventerà un uomo. Questo è inaccettabile, non è un’alternativa possibile. Non possiamo lasciare un bambino a se stesso; dobbiamo intervenire in qualche modo, anche se qualsiasi tipo di intervento influenzerà il suo vero Sé. Il bambino riceverà abiti, maschere, volti, diventerà un uomo e un attore, ma non sarà più autentico. Se lo lasci a se stesso sarà autentico come un animale, ma non sarà un uomo. Educarlo è un male necessario; lo dobbiamo educare e condizionare per farlo diventare un uomo, anche se non sarà più autentico. La terza possibilità è offerta da queste tecniche di meditazione. Tutte le tecniche di meditazione sono in realtà dei ‘decondizionamenti’. E’ possibile eliminare tutto ciò che la società ti ha dato senza regredire allo stato animale, ma diventando qualcosa di più di un uomo: un superuomo.(…) Come mai (il bambino) diventa falso? Perché l’uomo è imposto solo dall’esterno. Dentro resta l’animale. Imponiamo l’umanità dall’esterno. Il bambino si divide, si scinde in due. All’interno vive l’animale, all’esterno l’uomo. Per questo tutto quello che dici o fai ha due aspetti. Devi conservare l’apparenza che ti è stata data e soddisfare continuamente il tuo animale: è una cosa complessa, e la conseguenza è che tutti diventano ipocriti.(…) L’animale è integro, indiviso; anche il santo è integro e indiviso. L’uomo è scisso, perché si trova esattamente tra i due, tra l’animale e il santo, tra Dio e il cane. L’uomo è esattamente nel mezzo. All’interno resta il cane; all’esterno finge di essere Dio, il che genera tensione e angoscia, e tutto diventa falso. Potresti cadere in basso e diventare un animale; allora saresti più autentico di un uomo, ma perderesti molto: perderesti la possibilità di diventare Dio.”(2)

Dunque, la società promette all’individuo di elevarlo al di sopra dell’animale. Addirittura la religione gli pone l’esempio di un Dio, che ama e si sacrifica. I messaggi sociali, culturali e religiosi che l’individuo riceve sin dalla più tenera età sono tanti, e tutti concorrono a dirgli che deve rinnegare gli aspetti più veri e profondi di se stesso. Deve rinnegare l’istinto, la rabbia, il sesso, l’avidità. Ma questa repressione non è affatto evolutiva come si potrebbe credere, perché reprimere significa dare forza, e non cancellare. Non si possono cancellare aspetti di se stessi, si possono soltanto trascendere. Ma per trascenderli occorre prima accettarli. Il reprimere impedisce di accettarli e di trascenderli o elaborarli. Sarebbe come se uno scalatore volesse partire dall’alto per scalare la montagna, sentendosi troppo bravo per partire da livelli troppo bassi. Ma se non si parte dal basso non si può arrivare in alto. Per realizzare una vera evoluzione, gli esseri umani devono partire da ciò che sono, senza reprimere se stessi o fingere di essere diversi per vergogna.
Questo significa che ogni individuo dovrebbe diventare in grado di vedere se stesso così com’è. Questa è una delle esperienze più difficili, perché siamo abituati a vederci in modo idealizzato, oppure attraverso gli occhi degli altri. Osserva Osho: “Non permettere alla società di importi la sua ideologia. Non guardarti con gli occhi degli altri. Hai i tuoi occhi, non sei cieco. E hai i fatti della vita interiore. Usa i tuoi occhi! Ecco cosa vuol dire considerazione”.(3)
L’esperienza personale è la “vita”, in quanto le teorie, le idee o le ideologie sono importanti solo se si traducono in esperienze. Dice Osho: “Le idee da sole non sono di alcuna utilità se non diventano un’esperienza concreta… Se la tua vita non ti insegna alcunché, null’altro ti potrà mai insegnare nulla”.(4)
Perché tantissime persone ignorano la propria esperienza e scelgono di diventare gregari?
La causa principale è la paura: molti temono di sbagliare se si fidano profondamente di se stessi. Hanno appreso sin da bambini a seguire quello che fanno gli altri, e temono che l’esperienza personale possa portarli altrove. Scrive Osho: “Se non ci fossero i codardi, non esisterebbero nemmeno i leader. Fondamentalmente vengono scelti dai codardi, per cui sono leader dei codardi”.(5)
L’esperienza personale, priva di condizionamenti, è possibile soltanto se si è in contatto con la propria interiorità, ovvero con il vero sé, libero dall’oppressione. Molti credono di vivere sulla base di esperienze personali, ma in realtà stanno ripetendo schemi mentali e comportamentali ricevuti dalla famiglia, dalla società, dai preti o da altri fattori.
La vera esperienza avviene quando si diventa capaci di guardarsi dentro, e di eliminare tutto quello che non appartiene al proprio vero sé. Dice Osho: “La tua consapevolezza può fare solo una cosa: comprendere e la comprensione in sé diventerà la trasformazione”.(6)

La maggior parte delle persone sceglie di credere in qualche religione o ideologia, e rinuncia alla sua personale esperienza per seguire un’autorità esterna. Questo comportamento, che appare “normale” perché riguarda moltissime persone, in realtà tradisce immaturità emotiva e incapacità di assumersi la responsabilità totale della propria esistenza, come spiega Osho:
“Il credo nasce dalla paura, non dall’amore, non dalla tua conoscenza, non dalla tua esperienza – è semplicemente frutto della tua paura. Credi perché da solo hai paura; perché sei un bambino, vuoi qualcuno a cui aggrapparti, a cui attaccarti. Hai bisogno di una figura paterna! In modo da poterti sempre rivolgere a essa, e darle ogni responsabilità, in modo da poter continuare a piangere e rimanere impotente.”(7)

In effetti, cos’è l’esperienza? E’ vivere con se stessi e tramite se stessi. L’esperienza più lampante è stata definita “il qui e ora” poiché è il presente che ci vede in diretto contatto con noi stessi e con la realtà. Spiega Osho:

“Ebbene, una qualsiasi risposta frutto della mente non sarebbe quella giusta, poiché qualsiasi cosa la mente possa dire in quanto definizione del qui e ora, sarà sbagliata; non importa la risposta: qualsiasi cosa sarà sbagliata. La mente non sa nulla del qui e ora! Come può definirlo? Sii semplicemente in silenzio; per un istante, sii semplicemente... ed eccolo presente! QUESTO è il qui e ora! No, non ti darò una definizione poiché tutte le definizioni sono frutti della mente, e la mente ne terrà le redini, mentre il qui e ora è un'esperienza esistenziale... questi alberi, il richiamo di questo uccello, il rumore del traffico, il fischio del treno, e il sole che danza tra i rami... e tu, e io... e questo silenzio, questa presenza... Allorché in te non si agita alcun pensiero, quando lo schermo della tua mente è assolutamente vuoto, senza che una sola immagine vi scorra sopra... questo è... e non può essere definito. Lo puoi sperimentare, è accessibile: è un diritto di tutti sperimentarlo, ma come definirlo? Se cerchi di definirlo, dovrai chiamare in causa il passato e il futuro. Interrogare i dizionari, l'Enciclopedia: cosa dicono? Diranno che il presente è un istante posto tra il passato e il futuro: è il solo modo per definirlo! Ebbene, può esistere definizione peggiore? Se devi chiamare in causa il passato e il futuro, se non riesci a definire il presente senza coinvolgere il passato e il futuro, che definizione potrai mai darne? Il presente non è né passato né futuro - NE' SI TROVA TRA DI ESSI! NON PUO' esistere tra il passato e futuro, perché il passato non esiste più, e il futuro non esiste ancora. Come può il presente esistere tra due cose che non esistono? Il presente è esistenziale: com'è possibile definire l'esistenza usando qualcosa che non esiste? E' un'assurdità bella e buona! Ma è così che si muove la logica: sembra assolutamente logica, ma rimane radicata nell'assurdo. Il presente non esiste tra il passato e il futuro: il presente è oltre il passato e il futuro. Il presente è eternità: non è neppure parte del tempo! E non è vero che il tempo scorra: noi scorriamo, il tempo permane. Non è vero che il momento esistente solo un attimo fa è passato, per niente! Esiste un unico istante, assolutamente unico: è eternità. Non passa mai, non va da nessuna parte. A volte, puoi aver osservato uno strano fenomeno: sei seduto in un treno, in sosta alla stazione, che inizia a muoversi, ma tu hai la sensazione che sia il treno fermo sul binario di fianco al tuo che sta partendo! Oppure, l'altro treno inizia a muoversi e tu hai la sensazione che sia il tuo treno che parte!E solo guardando con maggior attenzione scopri quel che accade veramente. Il tempo permane, NOI continuiamo a muoverci, noi cambiamo. L'oceano del tempo è presente, il pesce continua a muoversi. Il movimento esiste nelle nostre menti: la mente è movimento. La verità non si muove affatto, è sempre la stessa. (...) Tu mi chiedi cos'è il qui e ora? Sentilo! Sperimentalo! Ed è ciò che accade qui, con me. Cos'è mai la meditazione? Entrare qui... adesso. Cos'è l'amore? Entrare nel qui e ora. Cos'è la celebrazione? Entrare nel qui e ora. Ma non è possibile dare alcuna definizione. E' possibile entrarci, poiché in realtà non ne sei mai uscito. E' presente! (...) E' accaduto: uno psicologo fece un piccolo esperimento. Fissò un enorme foglio di carta bianca su una lavagna, coprendola tutta. Gli studenti lo osservavano. Quindi lo psicologo prese la penna e su quell'immenso foglio bianco fece un puntino minuscolo, solo uno, praticamente invisibile. Gli studenti dovettero avvicinarsi fin quasi a toccarlo col naso, per poterlo vedere. A quel punto chiese: ‘Cosa vedete?’. E tutti risposero: ‘Un puntino nero’. Nessuno vide il foglio bianco. Nessuno, non un solo studente su cinquanta, disse: ‘Vedo un grosso foglio di carta che ricopre l'intera lavagna’. Non uno! Tutti dissero: ‘Un puntino nero’. E la domanda era: ‘Che cosa vedete?’. Cos'era accaduto? L'ENFASI. L'abitudine a leggere porta a mettere l'accento sui caratteri neri, i segni neri sulla carta: nessuno vede il foglio bianco. Cambia semplicemente l'enfasi. Inizia a guardare il foglio bianco, anziché il puntino nero - questo porterà una rivoluzione radicale. Quando in te scorrono due pensieri, tra di essi c'è un intervallo, una pausa, uno spazio vuoto. Quando in te scorrono due parole, tra di esse, di nuovo, esiste uno spazio vuoto. Guarda sempre di più in quegli spazi vuoti: perdi di vista le parole... osserva gli spazi vuoti. (...) Cambia semplicemente il fuoco della tua attenzione: passa dalle figure allo sfondo. I pensieri sono le figure, la consapevolezza è lo sfondo. Inizia semplicemente a osservare gli spazi vuoti, gli intervalli. Innamorati degli intervalli! Scendi in essi profondamente, indaga in essi più in profondità: nascondono segreti importantissimi. In essi è nascosto il mistero. Il mistero non si trova nelle parole che scorrono nella mente, quelle parole sono banalità, impressioni esteriori. Osserva invece lo sfondo su cui scorrono, su cui si agitano come increspature: scruta in quella consapevolezza: è infinita. E' il tuo essere.
QUELLA consapevolezza è chiamata non-mente. Questo è il significato dell'espressione: ‘leggere tra le righe’. Leggi tra le righe e diventerai saggio. Leggi le righe e diventerai uno studioso rivoltante, un uomo colto, un pappagallo, un computer, una memoria - una mente. Leggi tra le righe e diventerai una non-mente. E la non-mente è qui e ora.”(8)

In conclusione, la persona che vive sulla base della propria esperienza personale è più vera, più soddisfatta e più felice. E’ proprio questo stato dell’essere che ha fatto dire ad Osho: “Gli uomini politici esprimono in parole ciò che la gente desidera sentire. Io esprimo con le parole la mia esperienza. Senza preoccuparmene se piace o non piace a chi mi ascolta... Quando parlo, parlo con tutto il mio cuore, senza rispettare affatto le tue reazioni. La mia è semplicità, onestà. Non cerco in nessun modo di influenzarti. Non ho affatto il desiderio di convertirti. Mi limito a condividere la mia esperienza e questo mi diverte, mi allieta. Al mondo troverai persone interessate a te solo perché vogliono convertirti. Non troverai persone che abbiano il semplice desiderio di condividere con te il loro cuore e la loro anima. Non so cosa sia il carisma, perché non ho mai incontrato nessuna personalità carismatica, nel mondo intero. Non mi interessa influenzare nessuno. Mi rende incredibilmente felice condividere con te la mia visione… Un uomo autoritario ha sempre un'autorità fittizia. Quando Gesù dice: ‘Ascoltami, perché le mie parole vengono da Dio’, parla in modo autoritario. Usa il nome di Dio per rafforzare la propria autorità, Quando il papa parla, parla in nome di Gesù Cristo. E' autoritario. Io non lo sono, perché non parlo in nome di nessuno. Non ho Dio che mi sostiene, né una sacra bibbia. Parlo semplicemente per esperienza personale; e questo mi dà un'incredibile autorità… l'autorità che si intravede dietro le mie parole (è) la mia esperienza”.(9)

NOTE:
1) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, Bompiani, Milano 2000, p. 29.
2) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., pp. 45-46.
3) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., p. 57.
4) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., pp. 109-185.
5) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., p. 264.
6) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., p. 258.
7) Osho Rajneesh, L’arte di ricrearsi, Mondadori, Milano 2008, p. 41.
8) Osho Rajneesh, L’arte di ricrearsi, Mondadori, Milano 2008.
9) Intervista con Enzo Biagi rilasciata il 12 gennaio 1986 a Katmandu, Nepal, e trasmessa il 
28 Gennaio 1986 nella trasmissione “Spot”, di Rai Uno.




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FARFALLE DALLE ALI INVISIBILI




Di Antonella Randazzo



Nell’antica Grecia si credeva nell’esistenza di esseri per metà Dei e per metà uomini. Li chiamavano “eroi”, e li intendevano capaci di imprese straordinarie e grandiose.
Al di là delle credenze mitologiche, esistono persone indubbiamente non comuni. Anche se tutti gli esseri umani hanno la medesima essenza, è indubbio che soltanto alcuni riescono ad esprimere pienamente qualità morali o artistiche superiori.
Ad esempio, alcune persone vivono situazioni assai drammatiche, eppure non soltanto non perdono la voglia di vivere, ma affrontano le avversità in modo assolutamente “eroico”, raggiungendo obiettivi incredibili.
Una trasmissione televisiva le ha chiamate “invincibili” (mandata in onda su Italia 1 nel giugno scorso), ovvero persone che hanno una positività, un ottimismo e un amore per la vita che le rende vincitrici su qualsiasi difficoltà. “Invincibili” perché colpiti da problemi pesantissimi, traumi o malattie, e proprio da questi problemi hanno tratto una forza non comune. Il conduttore della trasmissione, Marco Berry, ha detto che ci sono persone sorridenti e felici, anche in situazioni in cui molti piangerebbero: “Gente meravigliosa da cui imparare. Persone che alla fine hanno scoperto di avere talenti che non conoscevano. Per molti attraverso lo sport, che è una droga naturale e ti fa vivere meglio”.

Ad esempio, Nick Vujick è un giovane che ha superato letteralmente tutti i limiti che la sua grave disabilità gli aveva imposto. Per una malattia gravissima è nato senza braccia e senza gambe, ma per lui questo non è stato un ostacolo nella conquista di una vita felice e soddisfacente. Così, in un video, spiega i principi del suo successo:
“Non ho né braccia né gambe ma sono molto riconoscente per avere una piccola bacchetta-zampetta di gallina qui… Le persone danno di matto quando mi vedono per la prima volta… è così ‘cool’… lo stesso Obama… C’era un sacco di gente che guardava aspettando l’arrivo di altre persone… io ero tentato di guardarmi e esclamare ‘Che è successo?’… C’è stato un tempo che guardavo la mia vita e pensavo: ‘non posso fare questo e non posso fare quello…’ e vai avanti concentrandoti sulle cose che ti sarebbe piaciuto avere o le cose che ti sarebbe piaciuto non avere… E in questo modo dimentichi cosa in realtà hai… Ho imparato che nella vita ci sono un paio di punti fondamentali: La prima cosa è che dobbiamo essere riconoscenti… è tempo di essere riconoscenti… è una bugia pensare che non sei buono abbastanza, è una bugia pensare che non vali niente! Io amo la vita. Sapete, un sacco di gente mi chiede: ‘come mai sorridi così tanto?’ Ed io: beh, è una storia lunga… ma è molto semplice allo stesso tempo!’… Essere pazienti, è vero, è la cosa più difficile … Ho capito che non posso avere le mani per stringere quelle di mia moglie, ma quando ci sarà bisogno, sarò capace di stringerle il cuore. Non ho bisogno di mani per arrivare al suo cuore… Sapete, è spaventoso sapere quante ragazze soffrono di disturbi alimentari. Fa paura sapere di quante persone sono arrabbiate con la vita per la loro situazione a casa… ed arrabbiate anche con gli altri. Spaventa sapere quante persone realmente pensano di non valere nulla. Per ogni singola ragazza… voglio che sappiate che siete bellissime. Voi siete semplicemente meravigliose così come siete.”

Come Nick, esistono altre persone che, pur avendo avuto ostacoli difficilissimi, hanno fatto diventare la loro esistenza una poesia, e un grandioso esempio per tutti. E’ come se queste persone avessero un potenziale che le fa “volare”, come avessero “ali invisibili”.
Beatrice, detta Bebe, è una ragazza giovanissima, di soli 12 anni, che voleva diventare campionessa di scherma. Ci è riuscita, nonostante abbia perduto le gambe e le braccia a causa di una gravissima meningite. La ragazzina è forte e determinata, sicura di poter vivere ciò che desidera.

Francesco Canale è un giovane di 21 anni che dipinge con la bocca, perché è nato senza braccia e senza gambe. E’ stato abbandonato dai genitori a causa della sua condizione, ed è stato adottato da una famiglia che lo ha amato molto. Una frase che questo giovane dice spesso è: "Sono felice di essere nato!"
Simona Atzori è una ballerina e pittrice di fama internazionale, nata senza braccia e diventata una “farfalla dalle ali invisibili”, che danza in modo straordinario.
Simona vive appieno la vita, assaporandola in ogni istante ed esprimendo le sue passioni artistiche. Così descrive se stessa: “La positività è parte del mio carattere, la vita è un grande dono da portare avanti con forza e determinazione. La diversità appartiene a tutti quanti, a tutti noi. La mia arte non l’ho scelta, è lei che ha scelto me. Spero che sia guardata come l’arte di Simona, non l’arte di una ragazza che non ha le braccia. Il sorriso è l’arma più bella che abbiamo. Le difficoltà ci sono nella vita di tutti e i modi per stare al mondo sono tanti, sta solo a noi trovare il ‘nostro’ modo. Tutti noi abbiamo qualcosa di unico e di diverso da dare agli altri. Essere senza braccia è la mia ricchezza. Con le braccia non sarei più ‘io’. Siamo speciali per quello che abbiamo, ma anche per quello che non abbiamo”.

Simona ha una forza vitale straordinaria, fatta di accettazione, saggezza, passione e amore verso la vita e gli altri. Fa tutto quello che gli altri fanno, con la sola differenza di usare i piedi anziché le mani. Ovviamente, la donna ammette che un problema c’è, ma la sua voglia di vivere una vita soddisfacente e felice vince su tutto.
Il suo motto è: "l'importante è non lasciare che gli altri vedano dei limiti che tu non senti".
Simona si è laureata con lode in “Visual Arts” alla University of Western Ontario, in Canada.
In un mondo in cui molte donne sono ansiose circa il proprio aspetto fisico, volendo raggiungere la perfezione, Simona non nasconde il suo corpo imperfetto, e ne fa uno strumento di espressione artistica. E’ assai valido in questo caso il detto: “l'handicap è solo nei tuoi occhi”. Infatti, Simona continua a mietere successi, e persino il grande ballerino Roberto Bolle l’ha voluta con sé, tra i “Friends” della sua tournée del 2009.
Ha spiegato Bolle: “Avevo letto la storia di Simona nel libro di Candido Cannavò ‘E li chiamano disabili’, mi aveva commosso per la gioia che traspariva. Quando l'ho vista in video sono rimasto colpito per la forza e la naturalezza di un'artista di prim'ordine. Oggi sono alla ricerca di contenuti umani nella danza, oltre l'estetica. Voglio far riflettere”.
La Atzori ha accolto commossa l’invito del ballerino: “Non mi sembra vero di ballare per Bolle e per il suo pubblico. Ho scoperto la danza a sei anni, seguendo mia sorella Gioia: la scuola di ballo che frequentavo a Saronno era collegata con la Royal Academy, fino ai 9-10 anni tutto bene, poi il regolamento prevedeva esami per l'uso delle braccia. Io ero l'eccezione alla regola. Mia madre scrisse alla sede centrale di Londra, la cui presidentessa onoraria è la Regina Elisabetta. Rispose l'ufficio della regina: avrei potuto continuare, ma solo con esami orali. Ho preferito cambiare strada. Prima ballavo sulle punte, poi ho incontrato il coreografo Paolo Londi che ha modellato la danza su di me… Non mi considero una portabandiera della “danceability” (la danza per artisti disabili, ndr). Non amo le etichette, ho sempre ballato in circuiti teatrali normali… Dio è un pittore perfetto. Se mi ha disegnata così è perché l'ha voluto”.

Di tanto in tanto, Simona tiene incontri sull'handicap e sulla diversità. In uno di questi incontri, lo scorso anno, ha detto: “La nostra educazione e la nostra cultura ci portano spesso a considerare chi fa le cose in modo differente come un diverso e pertanto non degno di opportuna considerazione… Ciò che pensiamo e proviamo determina anche ciò che facciamo".
A chi le ha chiesto “diceva che Dio ha un disegno su ciascuno. Quanto le è costato accettarlo?” ha risposto: “Non più di quanto avviene con gli altri, per tanti motivi. Primo perché i miei genitori mi hanno accettata come un dono; non mi hanno mai fatto sentire diversa per il fatto di essere nata senza braccia. Quando cresci in una famiglia così ti senti giusta, ti senti bella, ti senti amata. Poi ho un’altra grande fortuna: un carattere ottimista. Vedendo le cose in positivo la vita diventa più facile. Ho dovuto affrontare i giudizi degli altri sulla mia diversità che, costituendo per me la normalità, non mi sono pesati… Ho sempre creduto che Dio mi ha voluto così non per errore. Ciò mi ha aiutato a scoprire gradualmente il bisogno di partecipare agli altri il dono ricevuto attraverso la danza, la pittura, il modo di comunicare. Svegliarmi tutte le mattine dicendo: ‘Ti ringrazio Signore per il dono grande che mi hai fatto’, e comunicare agli altri questa positività, è motivo del mio essere credente… Mi piacerebbe che la gente vedesse in me una donna, una ballerina, una pittrice, una persona che ama la vita. Mi piacerebbe che tutti mi considerassero per quello che sono e che ho, non per quello che pensano che mi manchi. (Mi sento fortunata)… perché dalla mia parte ho la forza di amare la vita.”

La caratteristica principale di queste persone, che le rende straordinarie, è l’intendere la vita come un’avventura sempre bella, e le avversità come sfide o ostacoli che si possono sempre aggirare o superare.
La figlia di un uomo inglese nato senza braccia ha detto: “Non ho sofferto perchè mio padre mi ha sempre dato tutti gli abbracci di cui avevo bisogno”. Questo uomo abbracciava la propria bambina con le gambe, per non far mancare i segni di affetto di cui i bambini hanno bisogno. Ci sono persone che, pur avendo braccia sane, non hanno fatto altrettanto.
Molte persone si preoccupano di cose poco importanti, oppure perdono tempo inseguendo cose di poco valore, come può essere la ricerca della perfezione fisica, l’ambizione di accumulare denaro o il cercare la popolarità a tutti i costi. Molte persone si lamentano per quello che non hanno, si preoccupano di non essere accettate dagli altri, e si sentono inadeguate, brutte o insignificanti. C’è invece chi vive la propria vita tenendo conto delle giuste priorità di alcune cose, come l’esprimere se stessi ad un livello di autenticità molto alto, oppure coltivare interessi artistici e sportivi.

Esistono anche problemi che derivano da sofferenze che riguardano l’anima e non il corpo. C’è chi esprime la sua grandezza dopo una tragedia. Ad esempio, la madre di Elisa Claps, Filomena, è andata al processo inglese del presunto assassino della sua giovane figlia. Tornata dall’Inghilterra ha detto: “ho abbracciato mia figlia”. Si riferiva all’abbraccio dato alla figlia della donna, Heather Barnett, assassinata brutalmente da Danilo Restivo (che è stato riconosciuto colpevole nel processo). Le due donne, pur non parlando la stessa lingua, non soltanto si sono comprese, ma hanno condiviso affetto, comprensione e appoggio morale, come se fossero state l’una la madre e l’altra la figlia.
Questo evento mostra la grandezza interiore delle due persone che, nonostante la tragedia che le ha colpite, hanno avuto la forza di sostenersi a vicenda, trovando consolazione e conforto.
Al di là del credere in un Dio o in altra ideologia spiritualistica, di certo esistono persone che manifestano una grandezza e una bellezza interiore che ci trasportano in una dimensione che percepiamo superiore a quello che è il quotidiano.
Questi esempi dimostrano che, come da sempre hanno detto le persone moralmente più evolute, l’umanità è una sola, e può essere assolutamente grandiosa quando parla la lingua del cuore.












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lunedì 24 giugno 2013

LA CREATURA




LA CREATURA


Di Antonella Randazzo


Articolo tratto dal n. 112 di NUOVA ENERGIA




Anche se il libro può essere considerato un oggetto, e come tale introdotto nell’economia e nel commercio, esso non è mai un oggetto come gli altri. Infatti, come un’opera d’arte, il suo significato va ben oltre ciò che si percepisce o si comprende di esso.
Sia esso un romanzo, un libro di poesie o un saggio, il libro è stato descritto da alcuni autori come uno “spirito”, non inteso come un’entità a sé stante, ma come un’atmosfera, un senso, un paradigma, un clima, un insieme di realtà, che lo scrittore esprime attingendo da realtà ben più ampie rispetto alla sua singola esistenza. In questo senso, il libro non è scritto soltanto dall’autore ma è un rendere espliciti alcuni significati operanti o esistenti in un collettivo più o meno ampio.
Per questo, il libro non è soltanto dell’autore, non è solo espressione dell’autore, e i significati che in esso si trovano appartengono a tutti, e da tutti possono essere ampliati, creati, decifrati o completati.
Non è uno schermo tecnologico, che passivizza o condiziona in vari modi, talvolta limitando la percezione e la cognizione, ma vede sempre il soggetto attivo, che riflette, medita, oppure viene trascinato in luoghi nuovi, in nuovi contenuti del suo stesso essere, in realtà che già esistevano, ma che egli non aveva ancora sentito sue.
Osserva il prof. emerito di Letteratura italiana all’Università di Bologna, critico e storico della Letteratura Ezio Raimondi:

“Quando leggiamo, ci portiamo dietro le nostre origini: queste origini danno un valore, una cadenza, aggiungono un significato. E' giusto che sia così. Un libro non è soltanto i significati che comunica, ma i significati che vi aggiungiamo, garantiti, se non dalla correttezza intellettuale, dall'intensità del sentimento, dell'emozione, dell'affetto. Il libro vero, quello con cui si dialoga più volte, al quale si ritorna, non conferma delle verità, ne offre di nuove, purché ci sia da parte nostra fedeltà e non conformismo, e resti viva la curiosità, il desiderio di ascoltare qualcuno che parla del nostro presente, al momento giusto. Perché il libro vero parla sempre al momento giusto. Lo inventa lui, il momento giusto: con il colore della parola, con la singolarità della battuta, con il piacere della scrittura. Un libro vero va amato: lo si rilegge come si fa visita a un amico, ricordando insieme il passato e, nel ricordo del passato, celebrando il rapporto vivo col presente. Non è una fuga a ritroso: è un'acquisizione al presente di un tempo vissuto, dove hanno trovato posto la stranezza, la singolarità e l'imprevedibilità di certe combinazioni e di certi eventi".(1)

Secondo Umberto Eco, la scrittura è un’invenzione, in un certo senso, “biologica”: “A un certo punto, gli uomini inventano la scrittura. Possiamo considerare la scrittura come il prolungamento della mano e in questo senso come qualcosa di quasi biologico. Essa è una tecnologia di comunicazione immediatamente legata al corpo. Una volta che l’hai inventata, non puoi più rinunciarvi. Ancora una volta, è come aver inventato la ruota. Le ruote di oggi sono ancora quelle della preistoria. Al contrario, le nostre invenzioni, cinema, radio, Internet, non sono biologiche".(2)

Se siete persone sensibili e intuitive, abituate ad andare oltre la superficie delle cose e a vedere in ogni cosa ciò che non appare, di certo siete in grado di trovare in un libro non solo la mente di chi scrive, ma anche l’anima, oltre allo “spirito” del libro, che per voi sarà sempre in evoluzione. L’evoluzione vi permetterà di trovare il libro “nuovo” in ogni rilettura che farete, poichè ogni lettura di un libro già letto è una nuova lettura: voi non siete quelli che eravate durante la prima lettura, e dunque emergeranno nuovi significati o nuovi contenuti rispetto alle letture precedenti.
Un libro può scuotere l’esistenza, può rendere possibile la vista su un luogo nuovo, più ampio rispetto a quelli già visitati, e per questo può provocare profonde emozioni. Raimondi ha voluto ascoltare le voci dei libri e si è sentito innamorato e interprete, “in una relazione straordinaria, mai pacifica, mista d’inquietudine e di ebbrezza… (il libro) è la vita, con la sua vastità, che viene presa e messa in ordine, in modo che diventi per un momento un modello attraverso il quale misurare qualche cosa della realtà… (l’incontro con i libri) è vita vera”.(3)

Il libro è un mondo, è un’atmosfera, è una parte di tutti gli esseri umani, anche di quelli che non leggono. Spiega Raimondi:

“Ho l’impressione… che il contesto nascosto di un libro sia la parte profonda della sua totalità: l’interpretazione si sposta dal libro a quello che Popper chiamerebbe la cornice e altri il contesto; ma ‘contesto’ è una parola in parte ingannevole, troppo illustre. E’ un rapporto molto più segreto, molto più straordinario, molto più vibrante, è la sensazione diretta del vivere, lo scorrere, il fluire delle cose che passa nella lettura, nel ritmo che diamo al testo, nella pagina che torniamo ad aprire.”(4)

Regalare un libro è molto più che dare un oggetto: è un atto di condivisione, di fiducia, di amicizia sincera, poiché si sta donando assai più che qualcosa di materiale.
Secondo Raimondi, un libro donato lascia la traccia del donatore:

“Sono le voci dei libri. Alcuni di questi, di voci ne hanno due. Sono i libri che nascono da un dono, che sono una dichiarazione di amicizia, che sono, anzi, all’origine, la verifica di un’amicizia, vissuta attraverso piccole emozioni e rinnovata dall’idea e dalla parola di un grande scrittore. E’ così che quei libri hanno due voci: la voce propria, grande, che fa piacere riascoltare quando ci si sente sciocchi, poiché la distanza è tale da giustificare il nostro essere sciocchi; e la voce che si aggiunge, piccola, domestica, che racconta la storia di quel libro, la trama delle emozioni che l’ha reso nostro per sempre. La dimensione affettiva ha una parte profonda nella lettura di un testo: le dà una specie di palpito, una specie di respiro, esprime il bisogno concreto di affermare un atto di fedeltà, di riconoscersi in una tradizione intellettuale, di assumerla nel proprio ambito. Nei libri dell’amicizia, questa dimensione, per così dire, si raddoppia. Ne viene che il proprio discorso, mentre da una parte si arricchisce di categorie e idee nuove, dall’altra si porta dietro anche emozioni nascoste, in un dialogo silenzioso con il testo che si nutre di una sorta di secondo linguaggio. Veramente non ho mai potuto ritornare a leggere alcuni di questi libri senza restituirli al loro nobile inizio, come se la storia privata rifluisse nella storia pubblica e mi parlasse direttamente, comunicando un’intensità, un’acutezza sottile, come mormorata, detta sottovoce. Il libro che viene da un amico è un amico… è la mano che me lo consegna, creatura di una creatura, con l’insegna di un contesto condiviso che è la logosfera… Ma forse il discorso può essere allargato. Di là dalle risonanze emotive connesse ai libri donati da amici, potremmo concludere che ogni lettura importante reca con sé i segni di una relazione straordinaria, mai pacifica, mista di inquietudine e di ebbrezza, come quando un canto si innalza d’improvviso e trova la sua armonia. Il libro allora diventa una creatura, che hai sempre a fianco e porta nella tua vita i suoi affetti, le sue ragioni a interpellare i tuoi affetti, le tue ragioni.”(5)

Secondo Tzvetan Todorov, un’opera letteraria è un dare e un ricevere, persino dopo la morte: “Il poeta non conosce la morte. O meglio, la morte non gli impedisce di donare ancora, semplicemente non è più nella condizione di ricevere.”(6)
Far prendere ai bambini l’abitudine alla lettura, è un atto educativo di grande importanza. La professoressa Anna Oliverio Ferraris considera la Tv dannosa e la lettura molto importante:

“Se il bambino guarda troppa televisione fin da piccolo, a scapito di altre esperienze, cioè dell’uso di altri sensi, c’è il rischio che poi la sua attenzione, anche il suo modo di memorizzare le informazioni, si basi troppo e soltanto sul dato visivo. Questo è un primo punto. Un secondo punto è dato dall’abitudine al linguaggio e ai tempi della televisione. Ora, i tempi sono diventati sempre più rapidi: per esempio, i vecchi cartoni animati di Walt Disney erano molto lenti, e quindi anche la mente dello spettatore poteva in qualche modo inserirsi, poi sono diventati velocissimi, non c’è più molto tempo per riflettere. Ci si abitua a captare una serie di messaggi prefabbricati, dove l’apporto dello spettatore è minimo. Il pericolo è che i bambini sviluppino un’attitudine passiva di fronte al video. Possono diventare degli ottimi spettatori, farsi anche delle opinioni, però non si abituano a prendere delle iniziative. Su tutto noi dobbiamo fare esercizio, quando siamo bambini. Anche se vogliamo diventare bravi socialmente, dobbiamo fare delle esperienze fin dall’infanzia, interagire con altre persone, vivere in una realtà più complessa di quella televisiva, che poi è ad una via… Nella lettura i tempi sono decisi dal lettore, si può tornare indietro, c’è più spazio per la fantasia, perché l’immagine definisce tutto, mentre nel libro non c’è questa immagine così incombente, quindi c’è più spazio per riflettere. Nel libro l’informazione avviene secondo una sequenza logica, mentre in televisione ci sono accostamenti analogici. Insomma, sono diversi modi di inviare messaggi e di comunicare.”(7)

Secondo lo studioso e mistico Osho Rajneesh, l’abbandono della lettura dei libri può far regredire allo stato primitivo:

“La televisione sta riportando l’umanità allo stadio primitivo. Poiché la gente sta di nuovo guardando solo figure esiste un pericolo per il futuro. È già evidente che la gente ha smesso di leggere i grandi della letteratura. Chi si prende la briga di leggere, quando è possibile vedere il film alla TV? Si tratta di un fenomeno pericoloso, perché ci sono cose che non possono essere tradotte in immagini, i grandi capolavori letterari possono essere ridotti in immagini solo parzialmente. Il pericolo è che la gente a poco a poco dimenticherà il linguaggio scritto e la sua bellezza, la sua magia, e continuando a guardare la televisione tornerà allo stadio primitivo. Attualmente l’americano medio guarda la televisione per sette ore e mezzo al giorno, ciò causerà la distruzione di qualcosa che era stato conquistato con enormi difficoltà. Ebbene, da un uomo che guarda la televisione per sette ore e mezzo al giorno non ci si può aspettare che legga Shakespeare, Khalidas, o Rabindranath Tagore, Hermann Hesse, o Martin Buber, o Jean Paul Sartre. Più grande è l’opera, e meno è possibile tradurla in immagini. Le immagini sono vivaci, eccitanti, semplici, ma non paragonabili al linguaggio scritto. Il futuro deve essere protetto da molte cose. I computer potrebbero distruggere l’intera memoria della gente, perché non ce ne sarà bisogno – potrai tenere in tasca un computer grande come un pacchetto di sigarette, e conterrà tutto ciò che hai bisogno di sapere. Non avrai più bisogno di avere memoria; basterà schiacciare un bottone e il computer ti darà tutte le informazioni che desideri. Il computer potrebbe distruggere l’intera memoria che è stata sviluppata con grandi difficoltà in secoli di storia. La televisione potrebbe cancellare la letteratura e la possibilità stessa che persone come Shelley o Byron nascano di nuovo. Si tratta di grandi invenzioni, ma nessuno ha considerato le implicazioni. Esse ridurranno l’intera umanità a uno stato di ritardo mentale.”(8)

Negli ultimi anni, alcuni hanno sostenuto che il web “ucciderà i libri”, sottraendo agli esseri umani qualcosa di fondamentale per il loro benessere. Ma secondo alcuni autori questo non accadrà mai, anche se, purtroppo, l’attaccamento agli oggetti tecnologici può abbassare notevolmente l’impegno con la lettura.
Non dimentichiamo che il libro è stato sempre una fonte importantissima anche riguardo al cambiamento o alla rivoluzione, e per questo nella Storia abbiamo diversi casi in cui proprio i libri sono stati così odiati dai potenti da scatenare una furia distruttiva. Ricordiamo, ad esempio, il caso del Museo di Alessandria, diventato una sede permanente e centralizzata per la ricerca scientifica, e luogo in cui nasce il libro così come noi lo conosciamo. Nel giro di pochi anni, la Biblioteca di Alessandria permise a molti di estendere la propria cultura, attraverso la lettura di libri molto importanti. Questo non fu tollerato a lungo dagli imperatori, che cercarono un modo per ridimensionare la portata rivoluzionaria della Biblioteca alessandrina.
Nel 313, divenuto il cristianesimo religione dell’Impero, si diffuse una scarsa tolleranza verso tutte quelle conoscenze elaborate in ambito pagano. Nel 389, l’Imperatore Teodosio emanò un editto che ordinava la distruzione dei templi pagani. L’editto portò alla demolizione del Serapeo, i cui manoscritti furono incendiati e dispersi. Il Museo ebbe dunque un’esistenza precaria fino a quando, nel 415, si ebbe una sommossa aizzata dai cristiani, che produsse un incendio. La Biblioteca di Alessandria bruciò, distruggendo molti importanti testi e documenti, prodotti delle scuole, della scienza e della filosofia alessandrina. Ipazia (370-415) fu l’ultima importante insegnante della scuola. Scienziata di grande valore, fu torturata a morte durante la sommossa, che era stata voluta dal clero cattolico.
Com’è noto, anche nel Medioevo furono tanti i libri bruciati, e in ogni dittatura ci sono libri messi all’indice o distrutti. Questo fa ben comprendere che un libro può essere assai più pericoloso di un’arma per il potere, in quanto può aprire la strada verso la consapevolezza e la libertà.
Oggi, l’introduzione invasiva degli oggetti tecnologici ha ridimensionato il valore del libro e della lettura. Ma un libro rimane sempre e comunque un “riflesso di ciò che il genio umano, ispirato più o meno bene, ha prodotto.”(9)


NOTE

1) Raimondi Ezio, Le voci dei libri, Il Mulino, Bologna 2012, p. 95.
2) Carrière Jean-Claude, Eco Umberto, Non sperate di liberarvi dei libri, Bompiani, Milano 2009, p. 19.
3) Raimondi Ezio, Le voci dei libri, op. cit., p. 103.
4) Raimondi Ezio, Le voci dei libri, op. cit., pp. 33-34.
5) Raimondi Ezio, Le voci dei libri, op. cit., pp. 93-95.
6) Todorov Tzvetan, La bellezza salverà il mondo, Garzanti, Milano 2011, p. 203.
7) Oliverio Ferraris Anna, Tv per un figlio, Laterza, Bari 2006. http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/f/ferraris.htmAnna Oliverio Ferraris
8) Osho Rajneesh, Alleggerire l’anima, Mondadori, Milano, 2001, pp. 149-151.
9) Carrière Jean-Claude, Eco Umberto, Non sperate di liberarvi dei libri, Bompiani, Milano 2009, p. 9.




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